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Home / Articoli / La medicina che non guarisce. Come difendersi da terapie inutili o nocive

La medicina che non guarisce. Come difendersi da terapie inutili o nocive

di Jörg Blech - 22/02/2007

 



In ogni branca della medicina, nella ginecologia come nell’ortopedia o nella prevenzione del cancro, sono diffusi veri e propri miti. E accade spesso che farmaci, diagnosi e terapie non siano tanto delle necessità mediche, quanto piuttosto il risultato di errori, false conclusioni e interessi finanziari. La cosa si fa spaventosamente evidente quando capita che i medici diventino pazienti: rispetto agli altri cittadini è infatti emerso come molto più di rado essi si facciano operare. Viene dunque da pensare che in molti spingano i pazienti a sottoporsi a interventi a cui per se stessi non acconsentirebbero. E questo perché sannobenissimo quali operazioni siano davvero indispensabili, quali cure possano realmente giovare ai loro pazienti e quali soltanto al proprio portafoglio.

Informarsi è la migliore delle medicine!
Quali procedure mediche e quali interventi sono inutili, quali addirittura pericolosi?

Jörg Blech analizza criticamente i trattamenti medici più diffusi e controversi, come gli interventi all’ernia del disco, le terapie contro l’artrosi, le operazioni al cuore, le cure contro il morbo di Alzheimer e contro l’osteoporosi. E il suo testo è un vero e proprio attacco, illuminante, mosso all’ignoranza e alla disinformazione. Scopo ultimo, il raggiungimento di una medicina realmente di qualità.

Tema centrale del libro, dunque, è l’idea che l’informazione sia inversamente proporzionale ai sempre più frequenti eccessi terapeutici. Per questo il volume è fornito di un elenco di interventi “discutibili” e sette regole contro le terapie superflue.
Con ritmo incalzante e piglio giornalistico Jörg Blech, già autore di un noto best seller sull’invenzione delle malattie, prosegue ed estende la sua analisi della medicina attuale, tedesca e non solo, partendo da alcuni semplice presupposti che nel corso del testo arricchisce di dati ed esempi concreti.
Come Blech precisa fin dall’inizio, il suo non è un attacco alla medicina, bensì a una medicina: esistono, se ne deduce, due tipi di medicina, uno solo dei quali è degno di essere chiamato scienza. E i principali ostacoli alla scienza sono l’interesse economico, che tante volte influenza l’operato dei medici più di ogni altra forza, e la disinformazione, che fa dei cittadini, loro malgrado, gli ignari colpevoli delle più gravi carenze del sistema sanitario.
Se il paziente non chiede, il medico non risponde. A soddisfare le esigenze di entrambi, per troppo tempo, è bastata la somministrazione di un farmaco, la prescrizione di una terapia, la programmazione di un intervento. Ma gli esiti di questo modo di procedere, ormai è chiaro, sono disastrosi e per il singolo e per il sistema. A guadagnarci non sono state che le case farmaceutiche e le industrie produttrici di apparecchiature sempre più tecnologizzate.

Quella che Blech auspica è una vera e propria rivoluzione, che come tale può verificarsi proprio perché il sistema è sull’orlo del collasso. Applicando alla medicina la legge del profitto marginale, il giornalista spiega molto chiaramente come sempre più investimenti fruttino rendite sempre minori, finché, superato un certo limite, la curva degli utili inizia a scendere: il più si trasforma in meno, il bene si trasforma in male. Se non è già accaduto, il tracollo del sistema sanitario tedesco è imminente.
Ma se l’allarme è alto e la situazione grave, Blech chiude con una nota d’ottimismo e soprattutto di speranza, che a sua volta trova un riscontro concreto nei dati, completi di fonti, che il giornalista non si esime mai dal fornire. Molti passi sono già stati fatti sulla strada di una maggior informazione del paziente. E se la chiarezza nella medicina forse costerà ad alcuni medici la loro aura di guaritori, a molta gente risparmierà gli eccessi terapeutici di un’offerta medica che invece di guarire si crea paradossalmente la sua stessa domanda.

JÖRG BLECH, nato nel 1966, ha studiato biologia e biochimica in Germania e in Gran Bretagna. Ha frequentato la scuola di giornalismo ad Amburgo e dal 1994 ha lavorato nella redazione medica e scientifica delle riviste “Der Stern” e “Die Zeit”. Dal 1999 scrive per “Der Spiegel”. Il suo libro Gli inventori delle malattie è rimasto per ben 40 settimane fra i best seller menzionati da “Der Spiegel”.



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