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Un passo avanti: arrivano nuove norme sulle sostanze chimiche pericolose

di Marzio Paolo Rotondò - 20/11/2005

Fonte: rinascita.info


Dopo diverse ore di votazione in seduta plenaria, il Parlamento europeo di Strasburgo ha approvato il testo contenente mille emendamenti denominati REACH, l’acronimo inglese di Registrazione, Valutazione e Autorizzazione delle sostanze chimiche. Sicuramente un grande passo avanti nel controllo delle sostanze tossiche all’interno dei confini dell’Unione europea, una lacuna vergognosa per troppi anni nel nostro continente, ma per diverse modalità anche una soluzione controversa.
Esattamente due anni dopo la presentazione della proposta da parte della Commissione europea, il documento frutto del maxi compromesso fra Liberali, Ppe e Pse ma ampiamente ostacolato dai Verdi e Gue, è stato approvato all’europarlamento con 407 voti favorevoli, 155 contrari e 40 astenuti. Ora toccherà al Consiglio dei 25 stati membri esprimersi sulla questione. Se verrà definitivamente approvato, l’applicazione della normativa dovrebbe entrare a regime in oltre undici anni a partire dal 2006, moltiplicando per le aziende la documentazione richiesta per l’immissione sul mercato di tutte le sostanze chimiche.
Riconoscendo le dimensioni del problema, la mancanza d’informazioni concernente l’impatto chimico sulla salute umana ed i pochi progressi fino ad ora fatti nello sviluppo di misure protettive, nel 1998 la Commissione europea ha avviato un processo di riforma della politica chimica in Europa, pubblicando la proposta REACH nell’ottobre 2003. Il sistema REACH, una volta approvato definitivamente, regolerà la produzione e l’uso di tutte le sostanze chimiche in circolazione tramite un sistema integrato ed unico di registrazione, valutazione e restrizione delle sostanze chimiche.
Nella fase di Registrazione i produttori avranno l’obbligo di immatricolare le sostanze prodotte ed importate in quantità superiori ad una tonnellata per anno (circa 30.000 composti esistenti), inviando un dossier di registrazione contenente dati sulla sicurezza alla Agenzia Chimica Centrale con sede a Helsinki. E’ previsto un periodo di undici anni per completare questa prima fase del sistema: un lasso di tempo che permetterà di raccogliere tutte le informazioni relative alle proprietà, rischi e usi delle sostanze. Priorità di registrazione sarà data ai composti prodotti in grossi volumi e quelli che presentano proprietà pericolose.
Dalla data in cui il regolamento comunitario entrerà in vigore, si prevede che le sostanze saranno registrate entro un preciso ordine temporale: i primi tre anni saranno studiate le sostanze prodotte in quantità superiori a mille tonnellate l’anno; nei seguenti tre anni saranno messe sotto esame le sostanze prodotte tra cento e mille tonnellate per anno; nei seguenti cinque anni, arrivando alla durata complessiva di undici, saranno studiate le sostanze prodotte in quantità annue una e cento tonnellate.
Man mano che saranno portati a termine gli studi sulle varie sostanze, si procederà in parallelo alla fase di Valutazione. Gli esperti nazionali in associazione con l’Agenzia Chimica valuteranno gli studi fatti in precedenza determinando la sicurezza dei composti, in particolare di quelli prodotti o importati in quantità elevate, ma anche per quelli prodotti in quantità minori su cui grava una fondata preoccupazione sul loro impatto sull’ambiente. A seconda dell’esito di questa fase, il principio chimico potrà o essere definitivamente scagionato oppure, nel caso sia valutato pericoloso, la fase in questione potrebbe essere seguita da quella di autorizzazione.
L’ultima tappa del REACH è appunto l’Autorizzazione, riservata solo alle sostanze a rischio. Queste sostanze saranno gradualmente eliminate, a meno che l’industria non dimostri di avere un ‘controllo adeguato’ del rischio legato al loro impiego, ovvero che un uso specifico di questi composti possa presentare un rischio trascurabile o accettabile, tenendo in considerazione il suo beneficio socio-economico, in mancanza di alternative più sicure e misure per minimizzare l’esposizione.
Le principali sostanze nel mirino delle istituzioni europee, definite ‘particolarmente preoccupanti’, sono gli elementi cancerogeni, mutageni, tossine riproduttive, persistenti, bio-accumulabili e tossiche, molto persistenti e molto bio-accumulabili, oltre che gli interferenti endocrini.
Con questo procedimento s’intende eliminare tutte le sostanze altamente tossiche dal panorama europeo, produttore di 1/3 delle sostanze chimiche mondiali, dando magari un impulso in materia anche agli altri Paesi industrializzati.
Dal 1930 ad oggi la produzione di sostanze chimiche a livello mondiale è passata da un milione di tonnellate all’anno a 400 milioni di tonnellate prodotte attualmente. Una quantità abbondantemente capace di alterare l’ambiente in modo pericoloso ed irreversibile se non vengono messe in opera serie misure di tutela.
Oggi siamo tutti costantemente esposti ad una vasta gamma di sostanze sintetiche, ma solo per alcune sono noti gli effetti negativi che possono causare sugli organismi viventi, uomo compreso, e per quanto tempo si ripercuotano sulla catena alimentare. Siano essi additivi, intermedi o sottoprodotti non intenzionali di processi produttivi, sono presenti anche nei beni di consumo, come giocattoli, computer, detergenti nonché nei prodotti alimentari e, quindi, inevitabilmente arrivano a contaminare anche l’uomo.
Tutte sostanze che, malgrado una certa utilità, che per le industrie chimiche rappresenta una grande redditività, stanno seriamente compromettendo l’equilibrio naturale e la nostra salute.
Le direttive vengono considerate da parte della Comunità Scientifica un passo importante per aumentare la tutela sia dei lavoratori sia dei consumatori, e sicuramente lo sono.
Nonostante questo numerose critiche sono state sollevate da tutte le parti chiamate in causa. Alcune associazioni ambientaliste lamentano la carenza di misure adeguate nei confronti dei composti pericolosi soggetti ad autorizzazione. Per questi infatti non vi è l’obbligo di sostituzione ma è sufficiente che si dimostri l’applicazione di misure adeguate per la gestione del rischio. Particolari critiche rivolte anche a quella fascia di sostanze che sono prodotte in quantità minore di 10 tonnellate annue, che usufruiscono di regole molto blande.
Anche i numerosi test da effettuare sugli animali sono oggetto di discussione. Più di 50 milioni di cavie saranno utilizzate per le sperimentazioni, allorché sarebbe possibile l’uso di test alternativi. E’ noto, purtroppo, che per lo studio di effetti avversi a lungo termine non sono disponibili test alternativi altrettanto efficaci.
Infine l’industria chimica ritiene il sistema REACH un farraginoso ostacolo burocratico in grado di diminuire la competitività con altri Paesi come Giappone o Usa non soggetti a tali obblighi. Sicuramente l’ultimo dei problemi quando in ballo c’è la nostra salute e l’equilibrio dell’ecosistema.
Noi sosteniamo che, malgrado le critiche, è sicuramente meglio un passo avanti che non farlo del tutto, cosa che avrebbe mantenuto le enormi lacune che hanno provocato gli allarmi ambientali che oggi conosciamo.