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Prove di guerra. Truppe siriane e israeliane sono schierate ai confini del Golan

di Naoki Tomasini - 24/02/2007

Il confine tra Israele, Libano e Siria scotta. Israele conduce esercitazioni militari nella zona, occupata nel 1967, delle alture del Golan, mentre dall’altra parte, in territorio siriano, il regime di Damasco esegue test missilistici e ammassa le truppe verso la frontiera. In Libano, intanto, continuano le violazioni israeliane dello spazio aereo libanese, mentre Hezbollah si rifornisce di armamenti.
 
Ministro della Difesa israeliano, Peretz, osserva le manovre con un binocolo copertoGolan. Mercoledì scorso le alture del Golan erano sorvolate da elicotteri e paracadutisti, mentre a terra manovravano la fanteria, i tank, l’artiglieria e il genio militare israeliani. “Si tratta delle esercitazioni più importanti degli ultimi cinque anni -ha spiegato il ministro della Difesa israeliano Amir Peretz- il loro scopo è acquisire le lezioni apprese con la guerra”. Dopo la guerra in Libano della scorsa estate, Peretz è stato duramente criticato, insieme al premier israeliano Olmert e all’ex capo dell’esercito Halutz, per quella che è stata percepita come una cocente sconfitta. Recentemente il governo israeliano ha rifiutato le aperture, venute dal presidente siriano Bashar Assad, che proponeva di dialogare per risolvere la questione delle alture del Golan, dove ora vivono circa 15 mila coloni ebrei. Tel Aviv ha fatto sapere che non intende riaprire la trattativa, bloccata dal 2000, finché Damasco non cesserà di sostenere i gruppi militanti in Libano e a Gaza.
Il principale destinatario della minaccia, implicita nelle manovre israeliane, sembra essere proprio Damasco, che in questi giorni ha condotto test missilistici e ha spostato un ingente numero di truppe verso il confine con la zona del Golan. Secondo fonti d’intelligence israeliane, le forze armate siriane si sono rinforzate molto negli ultimi tempi: si sono dotate di missili a lungo raggio per compensare la carente forza aerea, ma anche di razzi anti-vascello del tipo di quello usato da Hezbollah contro una nave israeliana durante la guerra in Libano. Il grosso di queste nuove armi proviene dall’Iran ma non solo: Damasco ha importato anche missili cinesi e razzi anticarro russi. Uno dei consiglieri di Peretz, il generale Gilad, ha confermato la notizia dei movimenti delle truppe siriane ma ha aggiunto: “Il fatto che la Siria si stia rinforzando militarmente non significa che lancerà un attacco domani. È certo però –ha concluso- che dobbiamo essere preparati”.
 
Hezbollah. Diverse fonti indicano che parte delle armi acquisite dalla Siria è stata trasferita anche in Libano, negli arsenali di Hezbollah. Israele ha protestato a più riprese: “Non possiamo in nessun modo ignorare il trasferimento di armi e munizioni a Hezbollah”, ha dichiarato Peretz, senza però fornire prove. Oggi, secondo il generale di brigata Yossi Beidatz, ‘il partito di Dio’ “è meglio armato di quanto non fosse prima della guerra”, ma questa opinione non è condivisa, ad esempio, da Olmert che, parlando ai corrispondenti della stampa straniera ha detto “penso che Hezbollah sia molto più debole di quanto fosse prima della guerra in Libano” e ha aggiunto: “credo non abbiano voglia di combattere nuovamente con Israele”. Lungo la linea dell’armistizio tra Israele e Libano, nelle scorse settimane, ci sono stati piccoli scontri e sconfinamenti via terra, ma non solo. L’ex capo della forza Unifil, il generale francese Pellegrini, sostiene che i droni (aerei senza pilota) israeliani sconfinano in Libano quasi ogni giorno, per tenere sotto controllo proprio i movimenti di Hezbollah. Israele preme sul governo libanese affinché disarmi la milizia sciita e, all’inizio di febbraio, le forze dell’esercito libanese hanno sequestrato un camion di armi dirette a Hezbollah. Nasrallah non ha gradito e ha rivendicato “il diritto di trasferire armi segretamente, per nasconderle dall’esercito israeliano”. “Hezbollah dispone di armi di molti tipi –ha spiegato- ma siamo pronti a offrirle all’esercito libanese se ce ne sarà bisogno. Se ci sarà un altro conflitto le nostre armi e i nostri giovani saranno al fianco dell’esercito libanese”.
A questo punto il quadro è completo. Non è passato nemmeno un anno dalla guerra in Libano e tutte le parti in causa sono di nuovo pronte a combattere.