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Blair si ritira dall'Iraq? No, è solo questione di sondaggi

di Jonathan Steele - 24/02/2007

Si tratta dell'indice di gradimento nei sondaggi, non delle condizioni in Iraq

Senza insorti o al-Qaida nei paraggi, i soldati britannici avrebbero potuto lasciare il sud-est dell'Iraq nel 2005. Se avessero lasciato Bassora dopo le elezioni del gennaio 2005, avrebbero potuto rivendicare una "vittoria". Quando se ne andranno l'anno prossimo, lasciandosi dietro una guerra civile locale, la loro partenza sembrerà inevitabilmente una ritirata

Tony Blair aveva sempre detto che non ci sarebbe stato nessun "calendario artificiale" per il ritiro delle truppe britanniche dall'Iraq. Esso sarebbe dipeso dalle condizioni. Il suo annuncio di ieri [mercoledì, NdT] di una riduzione limitata del numero di soldati quest'anno rivela quali sono queste condizioni: lo stato del suo indice di gradimento nei sondaggi e il grado di libertà che gli è consentito da George Bush.

Il Primo Ministro sta cercando disperatamente di avere un ultimo aumento di consensi da un pubblico britannico che da molto tempo è deluso dalla guerra, senza mettere in imbarazzo un presidente americano che sta crollando in patria proprio mentre sta facendo un balzo a Baghdad. Ritirare meno di un quarto del contingente britannico in Iraq è il tentativo di equilibrio da parte di Blair. Non soddisferà nessuno, meno di tutti le forze armate britanniche, che avrebbero voluto concludere tutta l'avventura di Bassora quest'anno o l'anno scorso. Ora spetterà a Gordon Brown mostrare se ha il coraggio o l'istinto di sopravvivenza, fra pochi mesi, di fare del 2008 l'anno del ritiro completo. Sconfiggere David Cameron potrebbe dipendere da questo.

Ieri [mercoledì, NdT] pomeriggio Tony Blair ha sottolineato che a Bassora non c'è nessuna rivolta sunnita, nessuna al-Qaida, e molta poca violenza di sciiti contro sunniti. L'ultimo punto è valido perché la comunità sunnita è troppo piccola per reagire agli attacchi, e fino a due terzi di coloro che la componevano sono stati costretti a fuggire. Anche i cristiani di Bassora stanno scappando finché possono farlo. Quindi, allora, chi è il nemico? Il Primo Ministro non è entrato nei dettagli nell'annuncio di ieri, anche se tutti sanno che esso è composto da un cocktail di diverse milizie islamiste sciite, tribù armate, e bande criminali. Occuparsi di loro non può essere il compito di un esercito, straniero o iracheno. E' un compito della polizia.

A Bassora il compito è reso più difficile dal fatto che le due principali milizie, la Badr Organization e l'Esercito del Mahdi, sono legate a diversi partiti politici islamisti che sono in competizione per il potere. Anche il governatore di Bassora e il presidente del consiglio provinciale hanno legami con una parte, e il capo della polizia con l'altra, mentre la forza di polizia che è sotto il suo comando è piena di uomini di entrambe. Essi sono impegnati in un tipo di guerra civile cittadina, una lotta locale per chi controlla i proventi, sia legali che illegali - il più remunerativo dei quali è l'appropriarsi del petrolio di Bassora.

Di questa banda micidiale nessuno ama i britannici, quindi non sorprende che le vittime britanniche negli ultimi quattro mesi siano triplicate mentre le truppe si occupano valorosamente dell' "Operazione Sinbad", un'azione il cui obiettivo è per lo più quello di "ripulire" alcune delle stazioni di polizia della città.

Il Ministero della Difesa non tiene alcun conteggio mensile degli attacchi contro le truppe britanniche, ma le cifre dei feriti che vengono portati negli ospedali da campo sono salite da un ritmo di 5 al mese tra febbraio e ottobre 2006 a 17 al mese da allora. Sotto l'aspetto positivo, il Ministero della Difesa sostiene che, per quanto riguarda la riduzione della corruzione, il 55% delle stazioni di polizia adesso sono considerate "accettabili", a confronto del solo 20% di quando è iniziata Sinbad.

Ma l'interrogativo più ampio rimane. Per quale motivo viene chiesto ai soldati britannici di fare questo, in particolare dato che è assai probabile che la lotta all'interno della polizia di Bassora continuerà molto dopo che i britannici se ne saranno andati? Prima che iniziasse Sinbad, ampie zone di Bassora erano off-limits per la polizia. Indubbiamente torneranno a esserlo.

E' abbastanza sciocco per l'amministrazione Bush pensare di poter utilizzare le truppe americane per porre fine alla guerra civile a Baghdad e nelle poche città miste rimaste in Iraq. E' anche più sciocco per Downing Street pensare di poter mettere fine a una guerra civile che sta infuriando all'interno di una forza di polizia. I comandanti militari britannici sono abbastanza pragmatici per saperlo, che è il motivo per cui sperano da molto tempo che arrivino ordini di andarsene. Non sono travolti da ingenuità ideologica o da idee inappropriate di una guerra contro il terrorismo che abbia le sue prime linee lungo lo Shatt al-Arab. Quello che vedono a Bassora è la Chicago attorno al 1927, non la Jihad Central del 2007.

L'approccio soft della Gran Bretagna, di lasciare per lo più in pace le milizie, almeno prima di Sinbad, ha funzionato un po' meglio di quello più duro degli americani, secondo Anthony Cordesman, un analista indipendente presso il "Centre for Strategic and International Studies" di Washington.

"I britannici non sono stati sconfitti in senso militare, ma hanno perso in senso politico, se 'vittoria' significa rendere sicuro il sud-est per il governo centrale e una qualche forma di unità nazionale", dice. "A Bassora è in corso una pulizia etnica soft da più di due anni, e il sud è stato teatro di una forma di guerra civile meno violenta per il controllo dello spazio politico ed economico, che è importante quanto le lotte più apertamente violente ad al Anbar e Baghdad".

Se Blair avesse creduto in un vero ritiro "basato sulle condizioni", avrebbe portato le truppe britanniche fuori dall'Iraq due anni fa. Nel gennaio 2005, le elezioni provinciali a Bassora portarono al potere gli attuali governanti. Gli elettori, lì e nelle altre tre province dell'Iraq sotto comando britannico, andarono alle urne senza che venisse quasi sparato un colpo di mortaio o lanciata una granata. Le macchine di propaganda dell'occupazione dipinsero un quadro di elettori coraggiosi "che sfidavano i terroristi" mentre davano il primo voto libero della loro vita per il governo locale e nazionale. Qualunque verità ci fosse in questa immagine invitante a Baghdad, essa non valeva per Bassora.

Nei seggi della città, le lunghe file che io ho visto erano certamente di grande effetto e toccanti. C'era un forte elemento di celebrazione collettiva - ma uno al quale partecipavano anche le milizie e i partiti ai quali esse erano legate. Perché lanciare bombe contro quelli che vanno a votare quando si hanno candidati in lizza e sono quasi certi di vincere?

Senza insorti o al-Qaida nei paraggi, i soldati britannici avrebbero potuto lasciare il sud-est dell'Iraq nel 2005 come avevano suggerito all'epoca Robin Cook, Douglas Hurd, e Menzies Campbell. Invece, la loro immagine di occupanti è diventata sempre più provocatoria proprio mentre i compiti loro assegnati erano diventati più inutili. Se avessero lasciato Bassora dopo le elezioni del gennaio 2005, avrebbero potuto rivendicare una "vittoria". Quando se ne andranno l'anno prossimo, lasciandosi dietro una guerra civile locale, la loro partenza sembrerà inevitabilmente una ritirata.

 

Sull'Iraq vedi Iraq Confidential – Intrighi e raggiri: la testimonianza del più famoso ispettore ONU (prefazione di Seymour Hersh, prefazione all'edizione italiana di Gino Strada), dell'ex ispettore ONU Scott Ritter.

 

Fonte: Osservatorio Iraq
Fonte originaria: The Guardian
Traduzione a cura di Ornella Sangiovanni