Pasque di sangue: nulla di cui meravigliarsi o negare
di kiriosomega - 25/02/2007
Noto che molti si meravigliano, altri si scandalizzano, altri ancora s’atterriscono, mentre gli ebrei negano a spada tratta la notizia riportata nel volume "Pasque di sangue".
Eppure non c'è nulla di cui meravigliarsi o negare, semplicemente perché la notizia è assai verosimile.
Tutti i popoli hanno celebrato riti sacrificali umani; anche gli ebrei hanno avuto quest’usanza. E' sufficiente leggere la loro Bibbia per esseri edotti sul fatto che anche il mitico capostipite caldeo proveniente da Ur, il pastore mercante Abramo che aveva sposato la sterile sorella Sara, abbracciava la tradizione del sacrificio umano. Infatti, voleva offrire in olocausto il proprio figlio Isacco al dio che adorava. Così narrano quell’insieme di fogli, "biblion", che da noi sono noti come Bibbia ebraica. Fermato dall'angelo durante il compimento del suo proposito egli risparmiò il figlio Isacco, ma, secondo il mito, lo circoncise per donare egualmente al dio qualche goccia del suo sangue, e da ciò derivò l’usanza della circoncisione giudaica che evidentemente ebbe origini assai più antiche.
E' dunque verosimile che l'usanza sacrificale umana, anche in tempi a noi più vicini, è rimasta viva e nascosta tra la gente che si considera discendente degli antichi giudei, e ciò è facilmente possibile che sia avvenuto specialmente tra quei ceppi ebraici che più si sono mantenuti ortodossi e dunque vicini alla tradizione. [Questa è la ricerca storica del professor Toaff sulla Pesach, ricerca che non reputo assolutamente condannabile].
Il significato del gesto sacrificale sullo schiavo, o in ogni caso sul "goim" che non ha nessun diritto per la tradizione giudaica, anche nel mondo d’origine assira, azteca, cattolica… emerge, in questo caso, da una serie lunghissima d’avvenimenti storici e sociali che si sono perpetuati nei secoli.
Voglio qui brevemente rammentare perché genericamente siamo definiti goim, vocabolo che testualmente acquisisce nella nostra lingua il significato di "porco, bestia, ma anche bestia che bruca".
Bisogna sapere, e molti lo ricordano, che per le popolazioni giudee antiche, ma anche arabe moderne, c'erano e ci sono alimenti ed animali che non dovevano essere nemmeno sfiorati, ma alcuni erano accettabili se manipolati secondo un rituale preciso (dissanguamento).
Per esempio, nella tradizione giudaica più antica il cammello era considerato "immondo" e non doveva essere toccato. Lo stesso Giovanni Battista, quando si trattenne sulla riva occidentale del Giordano per non incorrere nella giurisdizione d'Erode Antipa, mangiava solo locuste del deserto che non erano state toccate da mano d'uomo, ma anche miele d'api selvatiche; però, contraddizione o errore di traduzione, vestiva con pelli di cammello che qualcuno aveva conciato.
Per non scrivere un trattato che qui non interessa, torno al significato del fonema "goim" ed al suo inveterato uso.
Ovviamente i popoli stanziali, almeno in parte, non erano consenzienti nel sottostare all'occupazione latina, perciò, oltre che mal sopportare lo stato di fatto, quando potevano combattevano.
La storiografia ufficiale ci narra che la "Decima Legione" di stanza in quelle latitudini aveva raffigurato nel proprio gagliardetto, come proprio emblema, il "SINGULARIS PORCUS". E' questo un animale assai stimato dai buongustai nostrani d'ogni tempo che lo vedono trasformato in salami, prosciutti ma anche in succulente braciole, insomma, si tratta del cinghiale.
L'animale era però sconosciuto in terra palestinese e fu dunque scambiato con il maiale, l’essere impuro per eccellenza come ancora oggi è considerato. Ma c'è di più, infatti, proprio perché impuro, dunque ributtante, la dizione goim/maiale fu affibbiata come appellativo ai legionari romani da parte delle popolazioni palestinesi di quel tempo, e questa cosa perdurò nei secoli tanto da essere riporta anche nei vangeli canonici ed essere ancora segno distintivo d’ogni non giudeo.
Nei vangeli, tra l’altro, è narrato un aneddoto che racconta che il nazareno/nazoreno/kirios/soteres/unto/cristo/gesù domandò allo spirito impuro quale fosse il suo nome, e questi rispose: "LEGIONE", chiaro riferimento alle legioni romane. In tal modo si poneva in evidenza, da parte delle popolazioni che usavano l’espressione idiomatica, che lo spirito impuro era fra i nemici, anzi i nemici oppressori erano lo spirito impuro che si manifestava con una moltitudine d’uomini invasori.
Allora, narrano i vangeli, il salvatore comandò: "Entra(te) nel corpo dei maiali/goim che razzolano qui vicino, e precipitatevi in mare affogando".
Dalla veritiera allegoria, assai simile al nostro ottocentesco “Viva Verdi” (Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia destinato a spingere gli italiani a liberarsi dagli Asburgo), si traggono altre importanti deduzioni. 1) Il motivo per cui non c’è verso
Una sola cosa c’è da aggiungere, altre etnie non hanno mostrato migliori comportamenti durante le loro guerre sociali, politiche e di conquista.