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In un libro il leader di Hezbollah, Nasrallah, spiega perché non sono dei terroristi...

di Eleonora Bianchini - 28/02/2007

Fonte: canali.libero.it

 
L'altro Libano. Anche i diseredati hanno le loro ragioni.

"Non so se Hezbollah sarebbe esistito senza l'invasione israeliana. Non ne sono affatto convinto". Nasrallah, leader della resistenza libanese, non fa mistero delle responsabilità d'Israele. In "Hezbollah - storia del partito di Dio e geopolitica del Medio Oriente" (DeriveApprodi, 156 pp., 14 euro) Walid Chiarara e Frédéric Domont ripercorrono la storia e i fondamenti ideologici del grande partito della resistenza libanese.

Nato a seguito dell'invasione israeliana nel 1982, Hezbollah si costituisce ufficialmente come "partito di Dio" nel 1985, raggruppando in un'organizzazione unitaria gran parte dei movimenti di resistenza. Hezbollah identifica la sua matrice ideologica nella rivoluzione iraniana, che rovescia il regime dello scià e tramite Khomeini "ricolloca l'islam al centro dei dibattiti sulle possibile alternative , dopo il riflusso delle ideologie marxiste e nazionaliste".

La forza del movimento risiede nel rovesciamento delle priorità rispetto alla tradizionale retorica islamista: ora il mondo si divide in oppressori e diseredati, e in testa al primo gruppo ci sono Stati Uniti e Israele. La forza propulsiva di Hezbollah è la resistenza a Israele "non in quanto stato ebraico, ma in quanto progetto coloniale e fonte di minaccia per gli Stati confinanti". La politica occidentale tende a identificarlo in un movimento estremista e fanatico, tergiversando sulla sua legittimazione democratica.

Dietro il martirio kamikaze e i gesti estremi di Hezbollah esiste l'invasione del territorio perpetrata da Israele, occupazioni ingiuste e prepotenti che hanno causato la morte di migliaia di civili libanesi. I media occidentali, per delegittimare Hezbollah, tendono a considerarlo semplicemente un'appendice strumentale dei governi di Damasco e Teheran. "Non viviamo nella sponsorizzazione dei conservatori iraniani e lavoriamo con le forze riformatrici", spiega Nasrallah, che prosegue: "Quando il presidente Khatami è venuto in Libano nel maggio 2003, ha constatato che Hezbollah era un movimento riformista molto più importante di quelli presenti in Iran".

E sulle accuse di terrorismo replica: "E' facile chiamare qualcuno un terrorista. In Libano perseguiamo dal 1982 un obiettivo politico molto chiaro: il ritiro dell'esercito israeliano e la resistenza libanese ha sempre scelto degli obiettivi militari". Una politica di resistenza diversa dai numerosi attacchi israeliani contro i civili. A questo punto, è imbarazzante e ipocrita definire Hezbollah un semplice "movimento terrorista". Anche i diseredati hanno le loro ragioni.