Piero Rocchini non ha bisogno di presentazioni. Psichiatra, psicoanalista, già consulente in Psicologia Clinica della Camera dei Deputati, fondatore del Movimento Mani Pulite, docente universitario e autore di numerose pubblicazione scientifiche.
In questo romanzo, L’altra faccia dell’angelo (Herald Editore, Roma 2007, pp. euro 12,00, http://www.heraldeditore.it/ - heraldeditore@libero.it ), offre al lettore la possibilità di scoprire e capire i meccanismi segreti della psicologia politica. E per giunta senza annoiarsi, perché il libro si legge d’un fiato.
Ma procediamo per gradi. I piani di lettura del romanzo sono tre.
Il primo è di tipo autobiografico e riguarda l’esperienza diretta di Piero Rocchini, a un tempo esaltante e frustrante, quale fondatore del Movimento Mani Pulite. I lettori, non tarderanno a scoprire, quanto Giuseppe Gallo, l’ ”angelo” di cui si parla nel titolo, assomigli nel lessico e perfino nella mimica facciale a un noto magistrato, oggi ministro nel governo Prodi.
Il secondo piano di lettura, riguarda la storia in sé. Il romanzo affronta, con grande abilità narrativa e stilistica, la carriera “esemplare” di un magistrato bramoso di potere. E di come quest'uomo dalle umili origini, grazie alla sua spietata volontà di fare carriera, tenuta ben nascosta dietro la finta bonomia da uomo del popolo, riesca addirittura a diventare un popolarissimo capo dello stato. Il romanzo si chiude con un colpo di scena. Al lettore il piacere di scoprirlo.
Il terzo piano di lettura, il più interessante, è di tipo psicologico-politico. Il romanzo rappresenta un’occasione unica per capire, in poche e intelligenti battute, come funzioni, e male, la politica nelle nostre democrazie. E per giunta, discutendone i mali non dal punto di vista moralistico, ma da quello dei meccanismi psicologici, individuali e collettivi. Ci piace immaginare, che Rocchini, da fine studioso, si sia imposto un difficile compito, dal quale sistematicamente rifugge una psicologia politica, oggi divisa tra l’introspettivismo utilitarista a buon mercato e il comportamentismo spicciolo. Quale? Rocchini, nel suo romanzo - e non crediamo sia solo una nostra impressione - cerca di fondere insieme Le Bon e Pareto. Due classici, oggi purtroppo dimenticati: con il primo, seziona il comportamento politico collettivo della gente comune, spesso irrazionale e non sempre spiegabile in termini di costi-benefici, come invece molta letteratura attuale pretenderebbe; con il secondo, scarnifica l’agire, a un tempo da volpe e leone, del protagonista Giuseppe Gallo. In particolare, Rocchini, ne ricostruisce magistralmente la patologia narcisista. Un male oscuro che lo spinge a “usare” gli altri senza alcuni rimorso. E che nasce, come ammette Gallo, in un momento di abbandono, dalla “paura… paura della miseria e di non arrivare… paura di tornare ad essere un Signor Nessuno”. Una paura, aggiunge ancora il protagonista, che “ho nello stomaco da quando sono nato”…
Ma possono gli uomini e le democrazie essere fondati sulla paura? No. E Piero Rocchini, con questo denso romanzo, ci aiuta a capire perché.
In questo romanzo, L’altra faccia dell’angelo (Herald Editore, Roma 2007, pp. euro 12,00, http://www.heraldeditore.it/ - heraldeditore@libero.it ), offre al lettore la possibilità di scoprire e capire i meccanismi segreti della psicologia politica. E per giunta senza annoiarsi, perché il libro si legge d’un fiato.
Ma procediamo per gradi. I piani di lettura del romanzo sono tre.
Il primo è di tipo autobiografico e riguarda l’esperienza diretta di Piero Rocchini, a un tempo esaltante e frustrante, quale fondatore del Movimento Mani Pulite. I lettori, non tarderanno a scoprire, quanto Giuseppe Gallo, l’ ”angelo” di cui si parla nel titolo, assomigli nel lessico e perfino nella mimica facciale a un noto magistrato, oggi ministro nel governo Prodi.
Il secondo piano di lettura, riguarda la storia in sé. Il romanzo affronta, con grande abilità narrativa e stilistica, la carriera “esemplare” di un magistrato bramoso di potere. E di come quest'uomo dalle umili origini, grazie alla sua spietata volontà di fare carriera, tenuta ben nascosta dietro la finta bonomia da uomo del popolo, riesca addirittura a diventare un popolarissimo capo dello stato. Il romanzo si chiude con un colpo di scena. Al lettore il piacere di scoprirlo.
Il terzo piano di lettura, il più interessante, è di tipo psicologico-politico. Il romanzo rappresenta un’occasione unica per capire, in poche e intelligenti battute, come funzioni, e male, la politica nelle nostre democrazie. E per giunta, discutendone i mali non dal punto di vista moralistico, ma da quello dei meccanismi psicologici, individuali e collettivi. Ci piace immaginare, che Rocchini, da fine studioso, si sia imposto un difficile compito, dal quale sistematicamente rifugge una psicologia politica, oggi divisa tra l’introspettivismo utilitarista a buon mercato e il comportamentismo spicciolo. Quale? Rocchini, nel suo romanzo - e non crediamo sia solo una nostra impressione - cerca di fondere insieme Le Bon e Pareto. Due classici, oggi purtroppo dimenticati: con il primo, seziona il comportamento politico collettivo della gente comune, spesso irrazionale e non sempre spiegabile in termini di costi-benefici, come invece molta letteratura attuale pretenderebbe; con il secondo, scarnifica l’agire, a un tempo da volpe e leone, del protagonista Giuseppe Gallo. In particolare, Rocchini, ne ricostruisce magistralmente la patologia narcisista. Un male oscuro che lo spinge a “usare” gli altri senza alcuni rimorso. E che nasce, come ammette Gallo, in un momento di abbandono, dalla “paura… paura della miseria e di non arrivare… paura di tornare ad essere un Signor Nessuno”. Una paura, aggiunge ancora il protagonista, che “ho nello stomaco da quando sono nato”…
Ma possono gli uomini e le democrazie essere fondati sulla paura? No. E Piero Rocchini, con questo denso romanzo, ci aiuta a capire perché.