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L'incontro tra Ahmadinejad e Abdullah potrebbe risolvere la crisi in Libano?

di Naoki Tomasini - 07/03/2007

Un interesse in comune
La visita del presidente iraniano Ahmadinejad, sabato scorso in Arabia Saudita, potrebbe contribuire a risolvere la crisi libanese.

Il presidente iraniano Ahmadinejad e il re saudita AbdullahSciiti e sunniti. Iran e Arabia Saudita, i due pesi massimi -del petrolio ma non solo- nella regione, hanno concordato che una guerra civile, che metta sunniti contro sciiti in Libano, non deve accadere. La visita di Ahmadinejad al re Abdullah era centrata prevalentemente sul problema della guerra civile in Iraq, ma quel colloquio potrebbe essere stato anche il preludio a un'iniziativa congiunta che rompa lo stallo tra il governo libanese e l'opposizione guidata da Hezbollah. L'importanza dei colloqui tra Iran, il principale paese sciita della regione, e l'Arabia Saudita dominata dai sunniti, è di grande importanza strategica soprattutto per Teheran, che favorendo un accordo in Libano e in Iraq potrebbe riuscire a rompere l'isolamento internazionale sulla questione del nucleare. Riyadh è il principale alleato degli Stati Uniti in Medio Oriente, senza contare Israele,  mentre Teheran è grande nemico di Washington. Nonostante queste differenze i due leader si sono accordati per arginare i contrasti tra sciiti e sunniti, che si stanno diffondendo in Iraq e in Libano, ma anche in Palestina, Siria, Bahrein e Yemen. Il minimo comune denominatore tra Iran e Arabia Saudita è proprio il Libano: da un lato Teheran è stato il principale finanziatore di Hezbollah -dall'epoca della guerra civile, quando i guardiani della rivoluzione iniziarono ad addestrare le milizie della comunità sciita nella valle della Bekaa- dall'altro, l'Arabia Saudita fu il principale sponsor della rinascita delle infrastrutture libanesi attraverso l'ex premier Rafiq Hariri, uomo di fiducia dell'ex re saudita Fahd in Libano. Ancora oggi molti dei capitali Sauditi giungono in Libano passando per il figlio di Hariri, Saad, oggi alla guida del partito al governo, Mustaqbal.

Donne libanesi davanti ai ritratti di Nasrallah e HaririStabilità. Ahmainejad e Abdullah si erano già incontrati alla Mecca nel dicembre 2005 ma le relazioni tra i due paesi erano rimaste tese, da parte saudita per le ingerenze iraniane a favore degli sciiti in Iraq, da parte iraniana per via dei crescenti moti di ribellione da parte della popolazione arabo-sunnita in Iran. Ahmadinejad ha dichiarato di essere pronto ad aiutare il Libano a raggiungere l'indipendenza dalle influenze straniere e a mantenere l'unità del nazionale. “Ciò che l'Iran vuole sono la dignità, l'indipendenza e l'integrità del Libano”, ha dichiarato, sottolineando però che “bisogna fare attenzione alle richieste della popolazione”. Il messaggio rassicurante ha ispirato il presidente del parlamento libanese Nabih Berri, alleato di Hezbollah, che ha predetto una soluzione della crisi del governo libanese entro 48 ore. Il governo libanese guidato da Fouad Seniora è entrato in rotta di collisione con le opposizioni da quando i ministri sciiti di Hezbollah hanno lasciato il parlamento, dichiarando illegittimo l'esecutivo, composto solo dalle forze cosiddette antisiriane, vicine agli Usa e all'Arabia Saudita. Alla fine di febbraio i partiti delle opposizioni, che occupano piazza dei Martiri a Beirut dal primo di dicembre, avevano proposto di approvare l'istituzione del Tribunale Internazionale per giudicare gli assassini di Hariri in cambio della nascita di un governo di unità nazionale che conceda a Hezbollah il potere di veto sulle questioni più importanti. La proposta è stata descritta come “una mano tesa al governo”dalle opposizioni, come “un trucco” dall'ex presidente Gemayel, che sta con il governo. Perché la crisi trovi una soluzione è necessario che almeno una delle parti faccia un passo indietro: l'Iran, ad esempio, potrebbe convincere Hezbollah a rinunciare al potere di veto, oppure Seniora potrebbe lasciare spazio a un altro esponente della sua coalizione. “Ahmadinejad ha dimostrato di avere una grande capacità di destabilizzazione” ha scritto Ghassan Sharbil, giornalista libanese per il quotidiano finanziato dai sauditi, Al Hayat. “adesso è ora che si dimostri anche capace di creare stabilità”.