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La Cina delle vergogne. La disastrosa realtà delle campagne

di Federico Rampini - 07/03/2007



Chen Guidi e Wu Chuntao hanno suscitato con la loro indagine un grande scalpore
È facile, viaggiando nelle zone rurali, riconoscere subito il leader del partito: è l'unico grasso
All'emozione subentrò lo scandalo e il libro venne proibito e ritirato
Da allora circola in maniera clandestina e gli autori sono isolati

Sta per uscire Può la barca affondare l´acqua? di Chen Guidi e Wu Chuntao, un libro inchiesta sulla Cina rurale e povera (Marsilio, pagg. 240, euro 15), costato agli autori una dura repressione. Anticipiamo parte della prefazione di Quando si viaggia nelle campagne povere della Cina è facile riconoscere a colpo d´occhio il capo villaggio, il leader locale del partito comunista: è l´unico grasso in mezzo a un esercito di magri; nei paesini dove manca l´acqua potabile e dove la scuola elementare non ha finestre né riscaldamento la sua casa è nuova e spaziosa: sul suo tetto è ben visibile la parabola satellitare; l´auto nera di servizio è parcheggiata nel cortile. A furia di girare nelle province remote del paese ci si abitua allo spettacolo di questi privilegi insolenti. Chen Guidi e Wu Chuntao quello spettacolo non l´hanno ancora accettato.
Mentre scrivo questa introduzione i coniugi Chen e Wu vivono da oltre due anni come dei vigilati speciali. Le autorità cinesi li hanno isolati per impedire loro ogni contatto con i mezzi d´informazione stranieri. In quanto ai giornalisti cinesi, sanno quali rischi corrono se cercano d´intervistarli. L´effetto-choc provocato dalla loro inchiesta non si è spento, la terribile verità rivelata in queste pagine fa ancora paura.
Pubblicato alla fine del 2003, questo libro è il frutto di tre anni di indagine sul terreno, attraverso ripetute visite a 50 villaggi della provincia dello Anhui, intervistando migliaia di persone. Come raccontano gli autori questo rapporto sulla condizione contadina ebbe all´inizio una diffusione libera in Cina, suscitò un immenso interesse, venne discusso in popolari talk-show televisivi, esercitò un impatto perfino sui vertici del regime. Ma il clima attorno a loro cambiò presto.
All´emozione subentrò lo scandalo, poi la paura, infine la repressione: il 25 febbraio 2004 improvvisamente il telefono di casa Chen tacque, le richieste di interviste cessarono, il libro venne proibito e ritirato dalla distribuzione, anche le recensioni e i commenti su Internet vennero oscurati dai filtri della censura. Da allora continua a circolare in Cina solo in forma clandestina. Ne sono state vendute almeno 8 milioni di copie-pirata.
Gli autori stimano a 900 milioni la popolazione rurale del loro paese. Da quando scrissero questo reportage la cifra è scesa di alcune decine di milioni per effetto del massiccio e inarrestabile esodo verso le città. Resta il fatto che in Cina vive il 40% di tutti i contadini del pianeta. Il destino esposto in queste pagine è, in tutti i sensi, un dramma mondiale. E´ anche un brutale richiamo alla realtà, un antidoto di fronte alle descrizioni troppo idilliache e ammirate del "miracolo cinese". L´altra faccia di questo miracolo l´ha sintetizzata nel novembre 2006 uno studio della Banca mondiale sull´evoluzione economica del paese nel periodo dal 2001 al 2003: in quel triennio di forsennata crescita economica del paese, il 10% della popolazione (cioè 130 milioni di persone) vide il proprio reddito diminuire del 2,4%. Nello stesso periodo, il 10% dei cinesi più ricchi incassavano un aumento del reddito del 16%. «Per quelli che sono sotto la soglia della povertà - ha spiegato l´economista della Banca mondiale Bert Hofman - è stato necessario attingere ai magri risparmi familiari solo per sopravvivere». Nella Cina di oggi la distanza tra ricchi e poveri ha superato il livello di diseguaglianze sociali degli Stati Uniti di Bush e della Russia di Putin. (...)
Le testimonianze raccolte dai due autori ricostruiscono un gigantesco mosaico di sofferenze, il lamento corale di una moltitudine di vittime, un esercito di afflitti e di disperati. Queste storie hanno tutte dei tratti comuni. Il prelievo di imposte e balzelli fiscali - spesso illegali - è lo strumento di un´estorsione sistematica da parte della nomenklatura comunista a danno dei più poveri. Quando l´abuso oltrepassa i limiti della sopportazione, quando esplode la rivolta degli oppressi, scatta da parte dei satrapi locali una repressione sfrenata: vendette, arresti arbitrari, pestaggi di polizia, torture, esecuzioni, fino alle stragi che decimano interi villaggi. Perfino la politica del controllo delle nascite - la regola del figlio unico - è il pretesto per incassare tangenti. Il quadro che emerge è raccapricciante per l´avidità e l´arroganza delle autorità, l´inesistenza di regole e diritti, la prepotenza dei privilegiati. In molte regioni povere sotto le bandiere del partito comunista comandano dei veri e propri boss mafiosi, a capo di clan spietati, con tanto di milizie private al loro servizio, protetti dalla collusione o dall´asservimento di ogni autorità dello Stato, dalla magistratura alla polizia.
Svanita l´ideologia, intimidazione e violenza bruta sono gli strumenti che impongono l´ordine e la disciplina. Dal "pizzo" prelevato sugli agricoltori i capibanda estraggono la loro rendita parassitaria, che redistribuiscono alla rete dei complici. Sotto il tallone di questi racket di Stato vive un´umanità dolente, inebetita dagli stenti, rassegnata a subire la supremazia del più forte. Quando nasce qualche protesta, dalla controreazione indignata e violenta dei boss contestati trapela anche un vero e proprio razzismo sociale, un veleno diffuso nella nomenklatura: per i dirigenti del partito e dell´amministrazione pubblica i contadini sono degli esseri inferiori, cafoni ignoranti e senza diritti. Come si permettono... Questi atteggiamenti da signori feudali convivono tranquillamente con le vestigia del culto di Mao Zedong: il ritratto del Grande Timoniere, leader della rivoluzione contadina, non manca mai nel commissariato di polizia locale o nel salotto del sindaco. C´è del resto una crudele continuità con l´epoca maoista, quando i contadini subirono vessazioni e violenze a non finire, a decine di milioni morirono nelle carestie provocate dal regime; anche se l´ironia della sorte vuole che spesso tra i contadini più poveri affiori nel XXI secolo una nostalgica venerazione di Mao, la convinzione che «si stava meglio quando si stava peggio». (...)
La fuga dei contadini cinesi verso le fabbriche e i cantieri urbani si scontra con un altro problema che viene menzionato in Può la barca affondare l´acqua? In città il destino che attende i provinciali è quello di cittadini di serie B, vittime di un vero e proprio apartheid sociale.
Privi dello status di residenti urbani, gli immigrati dalle campagne non hanno diritto all´assistenza sanitaria né alle scuole per i figli. Sono condannati ai lavori più umili, sottopagati, ricattati dai datori di lavoro che spesso sospendono per mesi il pagamento dei salari. Quel miglioramento delle libertà personali che negli ultimi decenni ha sostanzialmente cambiato la qualità della vita dei cittadini rispetto ai tempi di Mao - oggi hanno la libertà di scegliersi la scuola e il lavoro, di viaggiare all´estero, godono la liberazione sessuale e dei costumi - è del tutto teorico per il sottoproletariato confinato nelle squallide periferie delle megalopoli. Come ricordano Chen e Wu, il ceto medio urbano mostra addirittura una certa assuefazione di fronte allo spettacolo della miseria di tanti loro concittadini. Questa indifferenza alla povertà altrui è rivelatrice. Trent´anni di sbornia ideologica dell´egualitarismo maoista - durante i quali la nomenklatura di partito non si negò mai alcun privilegio - hanno lasciato in eredità al paese una inesauribile riserva di cinismo e di individualismo. (...) Gli slogan di Deng Xiaoping che diedero avvio un quarto di secolo fa al più grande boom economico della storia umana - «arricchirsi è glorioso» e poi «qualcuno si arricchirà più degli altri, prima degli altri» - assomigliano al concetto reaganiano dell´alta marea che solleva tutti i battelli, gli yacht dei miliardari e le barche dei pescatori.