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Born to kill

di Paolo Emiliani - 07/03/2007



Gli americani sono veri esperti in fatto di stragi di civili inermi. Hanno iniziato in casa loro, sterminando i nativi per rubare le loro terre, ma per decenni ci ha pensato Hollywood a presentare quei massacri come il necessario prezzo da pagare per civilizzare un territorio in mano ai “musi rossi”. Durante la II Guerra Mondiale hanno bombardato le città di tutta Europa, ma, dissero, lo fecero per “liberare” il Vecchio Continente. Addirittura sganciarono due atomiche annientando due città giapponesi, ma quelli al tempo (non esisteva ancora il pensiero politicamente corretto) erano solo “musi gialli”. Poi inondarono di napalm il Vietnam, ma furono sconfitti lo stesso.
Gli Usa non hanno conosciuto un solo giorno di pace dalla fine del conflitto mondiale, ma lentamente hanno iniziato a presentare le loro stragi come “danni collaterali”, “operazioni di poliza internazionale” contro presunti e spesso inesistenti terroristi, oppure semplicemente come “errori”, da cancellare con un semplice “ci dispiace”.
Domenica scorsa, nei pressi di Jalalabad, in Afghanistan, truppe di invasione americane hanno fatto fuoco su una folla inerme, uccidendo tra le dieci e le sedici persone, ma la soldataglia yankee si è giustificata dicendo che è stata una risposta ad un attacco di terroristi.
La solita banale susa ipocrita. Ieri, infatti gli americani si sono macchiati di un altro nuovo crimine.
Un bombardamento aereo della Nato nella provincia di Kapisa, a nord ovest di Kabul, ha causato la morte di nove civili e questa volta sarà difficile far credere che sia stata la risposta ad un attacco terroristico, visto che le vittime sono cinque donne, due bambini, un anziano ed un solo uomo. Il bombardamento è stato confermato dal portavoce delle forze armate Usa Dean Welch; anche il ministero dell'Interno del governo collaborazionista a Kabul ha confermato “l’incidente”: un modo stravagante per definire una strage cercata dall’invasore, perché chi bombarda le case non provoca incidenti, ma è un assassino. Il presidente Hamid Karzai ha invece “duramente condannato” l'episodio e ha fatto aprire un'inchiesta. Sappiamo già però come finirà questa inchiesta, come tutte le altre che hanno coinvolto soldati americani responsabili di crimini in tutto il mondo: con un nulla di fatto. L’Italia ne sa bene qualcosa. Nessuno ha pagato per la strage del Cermis, nessuno pagherà per il rapimento dell’imam di Milano, come del resto nessuno ha mai pagato per i bombardamenti criminali su tante città italiane nel periodo bellico, quando, tra l’altro, i “liberatori” sganciarono le loro bombe sulle scuole, sugli ospedali, sulle case e persino sulle chiese e sui cimiteri.
Il popolo afghano non ne può più di questi liberatori e dei loro complici, tra i quali, purtroppo, gli italiani. Il parlamento proprio in questi giorni dovrà votare il rifinanziamento della missione. Chi veramente vuole la pace parli ora. O taccia per sempre.