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Il Veneto entra in Europa Dal 2008 sospeso l'obbligo delle vaccinazioni

di Giuseppe Tedesco - 08/03/2007

 
Per un solo voto di scarto il consiglio regionale approva la legge sulle vaccinazioni: dal 1. gennaio 2008 non saranno più obbligatorie, come accade negli altri Paesi della Ue

Il Veneto sospende dal 1. gennaio 2008 l'obbligo della vaccinazioni per l'età evolutiva allineandosi all'Europa e promuovendo una nuova cultura in campo sanitario. Ma quanta fatica! Un solo voto di scarto in consiglio regionale ha consentito di raggiungere un obiettivo che a un certo punto della discussione sembrava compromesso tanto da costringere l'assessore Flavio Tosi a sospendere una delicata riunione con i direttori generali delle Asl e a precipitarsi in aula per meglio chiarire i termini del problema. Ventisette sì, 11 no e 15 astenuti hanno consentito alla fine di approvare la legge che toglie l'obbligatorietà di quattro vaccinazioni (antidifterite, antipolio, antitetano e contro l'epatite B) rendendole facoltative al pari delle altre otto previste.

Che l'iter del provvedimento sarebbe stato tortuoso lo si era capito sin dall'inizio. Aveva cominciato il presidente del neo gruppo unico dell'Ulivo - Partito democratico veneto, Achille Variati, a chiedere il rinvio in commissione del provvedimento in quanto mancavano i riferimenti statistici ed epidemiologici necessari a far comprendere il perchè della sospensione dell'obbligo. Richiesta bocciata dalla maggioranza che poi si è però resa conto dell'inconsistenza dei numeri a disposizione: l'intero gruppo di An era contrario, l'Udc parlava di astensione, Nereo Laroni (Nuovo Psi) snocciolava una serie di dubbi, Forza Italia lasciava libertà di coscienza sul voto, il solo Daniele Stival assicurava il voto a favore della Lega. A quel punto il capogruppo del Carroccio, Franco Manzato, chiedeva una sospensione per dare il tempo all'assessore di attraversare il Canal Grande da palazzo Balbi e palazzo Ferro Fini.

E ancora si diceva contraria Barbara Degani (Forza Italia), Variati accusava la troppa fretta avuta in commissione, l'assessore Elena Donazzan (An) tramutava il sì dato in giunta in un voto «problematico», Giuliana Fontanella (Forza Italia) annunciava un secco no, finchè il capogruppo di An Piergiorgio Cortelazzo non invitava l'assessore a fare un po' di chiarezza. E Tosi non si è lasciato pregare sviscerando tutti i termini del problema. «Questa discussione non è tra chi è a favore e chi è contro le vaccinazioni: siamo tutti a favore- ha premesso - Perchè allora si chiede di abrogare l'obbligo? Perchè è nato e aveva senso in un ambito di arretratezza culturale, di scarsa organizzazione sanitaria, di situazione emergenziali che non esistono più. La vaccinazione anti morbillo è facoltativa, ma la Regione lo propone e ha tassi di copertura pari a quelle obbligatorie».

«Cosa succederà dopo la sospensione dell'obbligatorietà? - ha spiegato ancora l'assessore - Attraverso i pediatri di base lo stesso che avviene adesso: i genitori riceveranno l'avviso a presentarsi con il figlioletto e si farà esattamente quello che si fa oggi. Resterà tutto come prima». «E perchè farlo? - ha insistito Tosi - Perchè Canale verde, l'istituzione che raccoglie dati epidemiologici e fa casistica di riferimento nazionale, ci assicura che il tasso di copertura è adeguato, oltre il90 per cento quando basta l'80 per debellare una malattia». «E non è che ce lo siamo inventati noi di togliere l'obbligo - ha aggiunto l'assessore - ma ce l'ha data lo stesso Governo questa possibilità che altre Regioni non hanno. Questo alla luce anche di una mutata coscienza: l'obbligatorietà della vaccinazione non è più vista in termini borbonici come qualche decennio fa quando arrivavano a casa i carabinieri. Ora, per esempio, l'istruzione è prevalente sul vaccino e un bambino non vaccinato può andare a scuola. Se i genitori rifiutano l'assenso al vaccino, il rifiuto viene comunicato al magistrato che affievolisce la patria potestà e incarica il sindaco di provvedere, ma se i genitori rinnovano il rifiuto tutto finisce con una ammenda».

«Il Veneto ospita venti milioni di turisti l'anno - ha concluso Tosi - e in Europa solo tre Paesi, Portogallo e Grecia con l'Italia, mantengono l'obbligo. La stessa Unione europea è orientata a eliminare l'obbligatorietà dal 2010. Il voto di oggi è una battaglia di civiltà: un no sarebbe un'offesa ai cittadini del Veneto e un salto culturale all'indietro». Un'arringa lucida e appassionata che ha fatto di colpo spostare l'ago della bilancia. Resta solo da capire perchè un'analisi così attenta e precisa non sia stata fatta già in commissione magari supportata da quei dati della Canale verde solo annunciati ma non messi nero su bianco. Allora sì che il passaggio in aula del provvedimento sarebbe stato una passeggiata e non un numero d'alta acrobazia sul filo di rasoio di un voto di scarto.