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L'uranio impoverito miete un'altra vittima

di Tatiana Genovese - 09/03/2007

 


Un altro morto per uranio impoverito in Puglia, un altro caso che rimarrà nell’ombra. L’ex capo della commissione Difesa del Senato, attuale presidente dell’Anavafaf, un’associazione che assiste le vittime arruolate nelle Forze armate, Falco Accame, ha denunciato in una nota la morte di un militare e la grave menomazione fisica subita da un altro esponente dell’esercito, a seguito di contaminazione con la sostanza radioattiva. I nuovi casi sarebbero stati accertati a Gioia del Colle (Bari); i due militari avrebbero operato in Kosovo in zone bombardate con armi all’uranio impoverito. “Dopo i casi di Santa Maria di Leuca, Bari, Martina Franca, Palagiano, oltre che della vicina Potenza - scrive Accame - si aggiungono questi ultimi due che fanno sì che probabilmente la Puglia sia la regione più colpita”.
Accame ha anche reso noto che “per tutti i casi si presenta il problema degli indennizzi praticamente inesistenti” e che esiste una drammatica differenza di trattamento tra questi episodi che presto cadono nell’oblio e altri sui quali c’è grande clamore e nei quali non si lesinano funerali di Stato e cospicue attenzioni anche finanziarie. Inoltre, secondo il presidente dell’Anavafaf si pone il problema “della misura in cui è ufficialmente emerso il fenomeno nel suo complesso. Laddove in una regione come la Puglia – conclude - lo Stato si è dimostrato largamente assente, sarebbe auspicabile una forte presenza della Regione nei riguardi dei concittadini più sfortunati e delle famiglie degli scomparsi”.
Le parole di Accame assumono ancor più tragicità se si pensa che paradossalmente, martedì scorso, mentre il capo dell’Anavafaf diffondeva la notizia dei due nuovi avvenimenti correlati alla contaminazione col metallo pesante, la commissione parlamentare d’indagine sull’uranio impoverito, presieduta da Lidia Menapace, si riuniva per la prima volta, dopo diversi mesi in cui l’evento veniva annunciato. L’ordine del giorno riguardava però solo il “trapasso dei poteri” dall’ex presidente Franco e l’esposizione da parte della Menapace delle sue linee di condotta, cioè la presa in carica dei risultati della precedente commissione e l’impegno rivolto a esplorare i nuovi terreni da indagare, annunciando “voglio una vera commissione di inchiesta che cerchi le cause prima che le colpe”. Incutono un certo timore le parole della neopresidente della commissione sull’uranio impoverito, timore perché chi da tempo si occupa dell’elemento radioattivo sa bene che esiste una netta correlazione e interdipendenza tra cause e colpe e per cui non si possono disgiungere. Forse però la rifondarola ha voluto acquietare gli animi di chi paventava una possibile rivalsa verso gli utilizzatori delle armi all’uranio impoverito, americani quindi potete stare tranquilli.
Tutto sarà come prima se nessuno mai avrà colpa e se quindi non ci saranno responsabili.
A questo punto vale quindi la pena ricordare che il metallo uranio 238 è un veleno chimico e radiologico con una semi-vita radiologica di 4,5 miliardi di anni, un metallo artificiale che non esiste in natura. Questo metallo è molto pesante (più di 18 kg al litro) e viene attualmente utilizzato nei dardi delle bombe e delle granate con funzioni di volano cinetico che perfora facilmente le corazze.
Il serio problema deriva però dal fatto che l’uranio brucia facilmente all’impatto e si riduce al 90% in particelle radioattive estremamente piccole, le pericolose particelle nanometriche di qualche miliardesimo di metro. Le reiterate combustioni di uranio introducono nell’atmosfera queste particelle che viaggiano con le correnti meteo, inquinano l’atmosfera e penetrano negli organismi attraverso la respirazione e verso le quali diviene totalmente insignificante e inefficace qualsiasi maschera antigas. Se si pensa inoltre che i nostri militari lavorano nelle aree contaminate senza nessuna protezione il dado è tratto: migliaia di esseri compenetrati dalle nanoparticelle radioattive.
Finché non ci saranno colpevoli, nessuno avrà la responsabilità dell’utilizzo dell’uranio impoverito e l’elemento radioattivo continuerà ad essere usato e a contaminare migliaia di soldati e civili, che nessuno, a quanto pare, osa tutelare.