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Ue: che fatica fare da apripista sul clima!

di greenreport - 09/03/2007

Ma anche a tenere la pista...
Alla voce “clima” dell’agenda Ue ci sono i «Tre 20». Che poi diventano quattro se si considera che la data di raggiungimento degli obiettivi sarà il 2020, quando l’Europa dovrà aver tagliato del 20% le emissioni di gas effetto serra (partendo dai livelli del 1990), di migliorare del 20% l’efficienza energetica, e di avere almeno il 20% di energie rinnovabili. Obiettivi vincolanti con qualche se e con qualche ma. O usando termini forse più di moda oggi, obiettivi vincolanti “a geometrie variabili”.

Il compromesso su cui il consiglio Ue ha raggiunto pochi minuti fa l’accordo definitivo, sta proprio in queste geometrie variabili: si prevede un target europeo da raggiungere con "target differenziati" paese per paese, che dovranno tenere conto delle "circostanze individuali, dei punti di partenza e potenziali" di ciascun Stato membro.

La questione e il nodo politico che resta da sciogliere, è se imporre il voto all´unanimità o a maggioranza qualificata nell´adozione dei singoli piani. Se infatti passasse il criterio dell´unanimità, ciascun Paese avrebbe di fatto una sorta di diritto di veto e potrebbe compromettere l´efficacia e la rapidità dei processi decisionali.

Dal punto di vista tecnico la bozza indica che i target nazionali dovranno tenere in considerazione «la differenza nei punti di partenza dei singoli Stati membri, incluso il livello esistente di energia rinnovabile e il mix energetico». I target nazionali dovranno rispettare l´obiettivo minimo sui biocombustili, fissato al 10%, «lasciando agli Stati membri di decidere per ogni specifico settore di energie rinnovabili».

E qui arriva l’altro compromesso, perché per ottenere il sì francese, nella bozza si riconosce «il contributo dell´energia nucleare» per far fronte alle preoccupazioni sulla sicurezza e approvvigionamento dell´energia e per la riduzione delle emissioni di C02, rilevando però «che siano tenute in considerazione la sicurezza dei processi».

Fin qui gli obiettivi e i compromessi politici, Ma concretamente questi obiettivi come si raggiungono? Il risparmio energetico prima di tutto. L’efficienza energetica poi. E quindi le rinnovabili. Ma un contributo alla discussione arriva anche dall´Agenzia europea per l´ambiente, che mette soprattutto il trasporto sul banco degli imputati, come uno dei principali responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra.

L´agenzia, che ha sede a Copenaghen, rileva che tra il 1990 e il 2003 il traffico passeggeri nei paesi dell´Ue è cresciuto del 20% e a far registrare la crescita più alta è stato il trasporto aereo, con un aumento del 96% nello stesso periodo. Se le emissioni dalla maggior parte degli altri settori - approvvigionamento d´energia, industria, agricoltura, gestione dei rifiuti - sono molto diminuite negli anni tra il 1990 e il 2004, le emissioni riconducibili ai trasporti, sono ´´aumentate notevolmente´´, proprio a causa della crescita della domanda.

I trasporti sono responsabili del 21% di tutte le emissioni di gas serra nell´Unione europea a 15 (ad esclusione dei settori del trasporto aereo internazionale e marittimo), mentre i trasporti su strada contribuiscono per il 93% alle emissioni complessive del settore. Tuttavia, sottolinea l´agenzia Ue, le emissioni dovute al trasporto aereo internazionale hanno registrato una crescita più rapida, con un incremento dell´86% tra il 1990 e il 2004.

Il rapporto evidenzia infine il ruolo significativo che i sussidi rivestono nell´indirizzare le scelte fatte in questo settore: ogni anno si spendono in Europa per aiuti ai trasporti circa tra 270 e 290 miliardi di euro, quasi la metà di queste risorse è destinata al trasporto su strada, ossia a quello meno eco-compatibile.