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Niente lotte contro i mulini a vento!

di greenreport - 09/03/2007

O si rischia di fare la fine dell´asino di buridano
Forse qualcuno si è dimenticato quanto è stato detto a Parigi solo poche settimane fa dall’Ippc: è l’uomo la principale causa del global warming. Che per convesso significa: è lui che dovrà cercare una soluzione. Il pianeta la sua risposta già la sta dando. E’ sotto gli occhi di tutti anche senza catastrofismi. Ripetuto questo banale concetto, la sfida è dunque mettere in campo tutte le ‘energie’ per contrastare le dinamiche in atto. Risparmio ed efficianza energetica quindi. Abbattimento delle emissioni. Ma soprattutto passaggio dalle fonti di produzione di energia derivanti dal petrolio a quelle alternative e rinnovabili. Il cosiddetto mix sostenibile.

Ora governare questo passaggio è assai difficile perché dall’oggi al domani non si spegne un interruttore e se ne aziona un altro. Le azioni da mettere in campo sono molteplici. Ridurre i consumi di energia e di materia certo, sapendo che non si può fare per decreto e che c’è bisogno di tempo e di consenso. Di modificare i modelli di produzione e di consumo. Di energia però ne occorre tanta e ce ne è una richiesta sempre più crescente. Sensato quindi dare un’accelerata al passaggio dal petrolio al gas, che è meno inquinante. E che comunque ha i suoi rovesci della medaglia. Ma teniamo sempre in testa qual è la priorità, ovvero contrastare l’effetto serra. Che produce danni alla salute, all’ambiente e anche all’economia come abbiamo scritto più volte e soprattutto come hanno dichiarato 10 multinazionali americane, non il Wwf o Legambiente.

In questo scenario, dunque, è ovvio che ognuno – soprattutto in una fase dove si cerca un accordo a livello di Ue – mostri il proprio know how. Chi ha il nucleare lo indica come un’alternativa valida perché non emana C02 nell’aria. Non tenendo conto però che – come si legge sul Sole24Ore oggi – la materia prima, ovvero l’uranio, scarseggia e il suo costo è a livelli mai toccati prima. Chi, invece, ha puntato sull’eolico canta le lodi dell’eolico. Così chi sta investendo sul fotovoltaico fa altrettanto. Sembra di essere al supermercato, ma è comprensibile. Il punto è che è il mix risparmio-efficienza-energie alternative (e tale certo non può essere considerato il nucleare) che può tirarci fuori dal pantano. Non una cosa o l’altra da sole.

Invece in questi giorni – ma è un gioco al massacro che va avanti da tempo – si assiste a giudizi tranchant della serie o bianco o nero. Oggi persino il premio Nobel Carlo Rubbia disintegra l’eolico con un secco: “è inutile perché di vento ce n’è poco”. E con un colpo di mano getta via anche le biomasse: “rappresentano una nicchia”. Che cosa rimane, dunque, secondo Rubbia? Il sole. Guarda caso l’alternativa sulla quale lo stesso Rubbia sta studiano. Dopo Carlo Ripa Di Meana, presidente di Italia Nostra, che l’eolico l’aveva definito l’altra estate “l’osceno oltraggio”, dopo il ministro Antonio Di Pietro che preso dalla sindrome del comitato ha detto che l’eolico va bene ma un po’ più in là dal suo Molise, ora Rubbia liquida anche questa fonte energetica pulita.

Morte all’eolico, quindi, e viva il solare fotovoltaico. Peccato che anche su questo le obiezioni non manchino. Sui tetti storici no, se sono in una zona polverosa nemmeno perché necessitano di troppa manutenzione, se sono troppi nella stessa area sono brutti e occupano troppo spazio. E questo mentre ancora siamo ben lungi da un incremento di richieste che invece partirà a breve visti i molteplici incentivi statali e regionali.

Ma le fonti alternative non hanno alternative e, ovviamente, non c´è niente ma proprio niente che non abbia controindicazioni e impatto zero. Come detto in un altro articolo, gli impatti vanno confrontati. Anche con il non fare nulla! Se la priorità è contribuire, qui e ora, in maniera forte all’abbattimento del gas serra, facciamo quel che si deve e si può e non scambiamo un dettaglio o una contradizione con il tutto. Servono tanti piccoli passi. Anche il quartiere che mette una pala eolica. Non le lotte contro i mulini a vento dunque, o il rischio è quello di fare come l´asino di buridano che, come dice la storiella, per non saper se mangiare o bere, morì di fame e di sete.