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Trichet annuncia: più tassi per tutti. Ma l'inflazione dov'è?

di R. C. - 10/03/2007

 
La Banca centrale europea alza il costo del denaro, portandolo al 3,75%, in una guerra preventiva e un po' ossessiva a un'inflazione che non c'è. I tassi tornano ai livelli 2001. Brutti tempi per i forzati del mutuo

L'inflazione è più bassa del previsto, l'economia va meglio del previsto ... dunque vi stanghiamo. Suona così il succo del discorso del governatore della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, che ha annunciato ieri al termine del Consiglio direttivo l'aumento di un quarto di punto dei tassi di interesse nell'eurozona. I tassi di riferimento nei paesi nei quali circola l'euro - ma anche negli altri, le cui banche centrali si stanno già adeguando - salgono così al 3,75%, il livello più alto dal 2001, prima dello choc delle Due Torri.

Un aumento dei tassi «preventivo», quello della Bce, che ha nel suo statuto il compito di garantire la stabilità dei prezzi ma che ieri non ha potuto ravvisare nessuna tensione concreta su quel fronte, nonostante la mini-ripresa economica in corso. Lo ha ammesso lo stesso Direttivo della Banca, che ha rivisto al ribasso le previsioni sull'inflazione per quest'anno: se prima prevedeva un'inflazione al 2% (dunque già a livelli non certo preoccupanti), adesso le previsioni sul tasso di aumento dei prezzi sono state portate all'1,8%. Sono state al contempo riviste al rialzo le stime sul prodotto interno lordo: secondo la Bce, quest'anno l'economia di Eurolandia crescerà del 2,5% (la previsione era del 2,2%), e nel 2008 il tasso di crescita resterà più o meno costante, al 2,4%. Insomma, l'economia europea non cresce a tassi vertiginosi, ma sembra uscita da quella stagnazione che aveva caratterizzato la prima fase dell'euro - stagnazione indotta anche dalle politiche monetarie recessive della stessa Bce. Dove stanno allora le preoccupazioni dei banchieri centrali? Ci sono rischi sull'inflazione, dice Trichet. Dunque l'aumento dei tassi è una sorta di avvertimento per chi fa i prezzi e soprattutto per i salari: contro la cui crescita è tornato a tuonare il super-governatore. Un avvertimento ripetuto: l'aumento deciso ieri è il settimo nell'arco di appena quindici mesi, e altri potrebbero seguirne. L'obiettivo della Bce sarebbe quello di portare i tassi al 4% entro la fine di quest'anno. Il tetto massimo finora raggiunto, da quando è stata istituita la moneta unica, è stato del 4,5%.

Sul piano concreto, il rialzo dei tassi deciso ieri inciderà a più livelli. La ripresa dell'economia e degli investimenti potrebbe non risentirne più di tanto, per ora. Più forti le conseguenze sui bilanci delle famiglie indebitate, e dunque per questa via l'aumento dei tassi potrebbe avere un ulteriore effetto di «raffreddamento» sui consumi e l'economia. L'indebitamento delle famiglie italiane, tra debito al consumo e mutui-casa, è infatti cresciuto moltissimo in questi anni di tassi relativamente bassi. Nell'immediato, l'aumento dei tassi non ha effetti sul debito al consumo in essere, dato che di solito i finanziamenti vengono erogati a tasso fisso; ma inciderà sulle condizioni di quello futuro, e poiché ormai le rate sono entrate nelle abitudini (e nei bisogni) degli italiani, è difficile che le famiglie vi rinuncino: semplicemente, costeranno di più. Per quanto riguarda i mutui, la tendeza al rialzo dei tassi ufficiali spinge sempre più verso la scelta del tasso fisso: secondo i dati diffusi ieri da MutuiOnline, già adesso la proporzione tra mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile si è invertita. I primo sono il 60% del totale dei nuovi mutui, mentre appena un anno fa erano i mutui a tasso variabile a fare la parte del leone.

Per tutti coloro che hanno stipulato un mutuo variabile, l'aumentod ei tassi pesa e peserà. Secondo Anedda di MutuiOnline, già il mercato aveva scontato le aspettative sul rialzo della Bce, dunque le rate sono già aumentate. A regime, comunque, un aumento di 0,25 punti sul tasso di sconto equivale, per un mutuo di 100.000 euro a 30 anni, a un rincaro della rata mensile di 15 euro. Anche per questo crescono molto le richieste di mutui di sostituzione, cioè mutui sottoscritti con una nuova banca a condizioni diverse da quello pre-esistente: l'11% delle nuove richieste di mutuo.

Ma non c'è solo l'argomento mutui. Secondo il Codacons, l'aumento dei tassi deciso ieri sarà l'occasione per vedere se le banche rispettano il «decreto Bersani». L'associaizone mette in guardia contro «le stangate a carico delle famiglie. Le banche devono rispettare il decreto che prevede che le variazioni dei tassi conseguenti a decisioni di politica monetaria riguardano sia i tassi debitori che quelli creditori, e si applicano con modalità tali da non recare pregiudizio al cliente».