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Un continente per due

di Alessandro Grandi - 10/03/2007

Bush e la Rice in America Latina per recuperare le relazioni con diversi paesi e screditare il leader venezuelano
Tocca a George W. Bush oggi, come toccò a John Kennedy quaranta anni fa, guardare negli occhi i cittadini sudamericani e spiegare loro che il 'socialismo del XXI secolo' pensato e voluto da Chavez è un grande pericolo, che va combattuto prima che sia troppo tardi.
 
Chavez, numero uno venezuelano e Bush suo parigrado UsaLe proteste. Il viaggio di Bush non è certo iniziato sotto i migliori auspici. In Brasile, a San Paolo, Bush e Condoleezza Rice hanno trovato un clima tensione che da molto tempo non si vedeva da quelle parti. Migliaia di manifestanti, armati di cartelli e striscioni (uno recitava lo slogan “Assassino fuori”, un altro mostrava il suo volto e la scritta “Ricercato”) hanno protestato contro la presenza di Bush scatenando anche incidenti con la polizia paulista. Risultato? Diciotto feriti, tutti manifestanti. Non solo. Bush si deve essere accorto della diffidenza nei suoi confronti anche dal fatto che ieri, al momento del suo arrivo, c'erano 3.700 fra poliziotti e soldati a controllare che non accadesse nulla durante i suoi spostamenti. In più due elicotteri da guerra superequipaggiati vigilavano sull'albergo dove George e Condi alloggiavano. Quasi simultaneamente anche a Bogotà, in Colombia, gruppi anti-statunitesi hanno ingaggiato tafferugli con le autorità. E la paura di incidenti resta alta anche per i prossimi giorni quando l'uomo più potente (e forse odiato) del pianeta visiterà Uruguay, Colombia, Guatemala e Messico, considerati Paesi amici. E se la lotta alla povertà è stata il cavallo di battaglia del presidente americano, Chavez ha subito voluto gettare benzina sul fuoco: “Gli Usa e il suo presidente hanno imposto al sudamerica il neoliberismo, il trattato di libero commercio (Tlc) e l'Alca (Area de Libre Comercio de las Americas) e lo hanno fatto solo per farci sprofondare ancora di più nella povertà. Adesso gli Usa si accorgono che nel continente esiste la povertà. L'hanno creata loro”.
 
Il sogno di ChavezDon Camillo e Peppone. Sembra un film d'altri tempi, tipo quelli che hanno preso spunto dai racconti di Guareschi, quello che quasi quotidianamente mettono in scena il numero uno Usa e il leader venezuelano. Sono decine ormai gli scontri verbali che segnano i rapporti fra Caracas e Washington. Quello più celebre è avvenuto nel palazzo dell'Onu a New York, quando dal palco dei relatori Chavez disse che Bush era il diavolo e che la sua presenza in sala aveva lasciato anche un forte odore di zolfo. E le diatribe verbali continuano.
Se il primo si trova a San Paolo in visita ufficiale a Lula, l'altro nella serata di venerdì è stato alla testa di un corteo pacifico anti Bush sfilato per le strade di Buenos Aires.
Ma non sarà l'unica occasione. Quando Bush farà visita al suo 'amico' Alvaro Uribe, presidente della fedelissima Colombia, Chavez sarà a La Paz, dal suo amico Morales, per partecipare ad una manifestazione nella quale troverà senz'altro occasione per polemizzare. E pare che continuerà con il discorso iniziato nello stadio di Buenos Aires: “ Gringo go home! - avrebbe detto Chavez - Non c'è niente da fare in queste terre e mi dispiace per chi ti ha invitato, i miei amici Lula, Tabarez Vazquez e Uribe”.