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Pesce con salsa al mercurio

di Marinella Correggia - 11/03/2007

 
Un gruppo internazionale di scienziati ha rilanciato, con una pubblicazione sulla rivista scientifica internazionale Ambio, la Madison Declaration on Mercury Pollution (Dichiarazione di Madison sull'inquinamento da mercurio), un vero e proprio allarme mondiale firmato l'anno scorso da oltre mille scienziati nella Conferenza internazionale tenutasi nel Wisconsin (Usa). La Dichiarazione era avallata da cinque studi specialisistici che concentravano lo stato attuale delle conoscenze in materia.
Il nuovo allarme, scrive il quotidiano inglese The Independent, si riferisce ai rischi legati al consumo di pesce contaminato dal mercurio. I pesci assorbono questa sostanza che contamina i mari, e mettono a rischio in particolare la salute dei bambini e delle donne in gravidanza o comunque in età fertile (solo se mangiano carne di pesce, ovviamente). Sostanze inquinanti come piombo e mercurio hanno conseguenze sullo sviluppo del cervello nel feto, come si sa da decenni; gli scienziati sostengono che le misure messe in atto per ridurre al minimo l'esposizione non sono sufficienti. Il mese scorso una ricerca di scienziati dell'Università di Bristol aveva concluso che tutto sommato i rischi al mercurio insiti nell'ingerire pesce sarebbero più che controbilanciati dai benefici effetti dei fondamentali acidi grassi omega 3, contenuti negli animali acquatici. Però, se diamo retta ai pericoli evocati dalla Dichiarazione di Madison, forse è meglio assumere questi grassi da fonti vegetali (soprattutto l'olio di semi di lino). I mille scienziati Usa ritengono infatti che il rischio del mercurio rappresenti ormai «un problema di salute pubblica nella maggior parte delle regioni del pianeta». Oltre ai suoi effetti tossici sul feto, nuove prove indicano che esso possa aumentare il rischio di malattie cardiache presso un'altra categoria, gli uomini adulti.

Negli ultimi 30 anni i paesi a elevato reddito medio (altrimenti detti «sviluppati») hanno ridotto il proprio contributo diretto all'inquinamento da mercurio; in compenso è aumentato il contributo da parte delle nazioni impoverite (altrimenti dette «in via di sviluppo»). L'uso incontrollato del metallo nelle miniere aurifere, soprattutto quelle informali di piccola scala, ha già inquinato migliaia di siti nel mondo, mettendo a rischio la salute di almeno 50 milioni di abitanti e contribuendo anche al 10 per cento della contaminazione atmosferica da mercurio di origine antropica. Come fonti locali di mercurio sono significative anche, ha rilevato uno studio di qualche mese fa pubblicato sulla rivista BioScience, le centrali elettriche a carbone e gli inceneritori di rifiuti. Le particelle attraversano le frontiere, e poi dall'atmosfera inquinano i mari e sono assorbite dai pesci.
La diffusione globale della minaccia è rivelata dalle accresciute concentrazioni di mercurio anche in animali selvatici che si nutrono di pesci in aree isolate del pianeta; l'impatto sugli ecosistemi marini può condurre a un declino di quelle specie oltre che delle popolazioni ittiche. Il professor James Wiener, dell'Università del Wisconsin, ha detto: «Sono evidenti le implicazioni politiche di queste nostre ricerche. Occorrono politiche nazionali e internazionali efficaci per combattere questo problema globale».Per tornare all'impatto sugli umani, negli Stati uniti le autorità mediche consigliano alle donne in gravidanza di limitare il consumo di qualunque tipo di pesce a non oltre 340 grammi alla settimana. In Gran Bretagna la Food Standard Agency consiglia alle donne incinte di evitare pesce spada e merluzzo oceanico e di contenere il consumo di tonno: sono quelli i pesci che presentano i livelli più elevati di mercurio. E per finire con uno specialissimo animale marino che ancora qualcuno - in Giappone - si ostina a mangiare., ieri è arrivata a Sidney in Australia la nave Esperanza di Greenpeace, dopo 42 giorni di navigazione ininterrotta nel mare Antartico per fermare le baleniere del Sol Levante.