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Cecenia, tornano le bombe

di Enrico Piovesana - 11/03/2007

I russi intensificano i bombardamenti aerei e d’artiglieria.
Artiglieria russa in azionePer dimostrare che la guerra in Cecenia è finita, l’8 marzo il neopresidente Ramzan Kadyrov ha riaperto ai voli l’aeroporto Severny di Grozny, chiuso dal 1999. C’è da augurarsi che i piloti siano bravi a schivare le cannonate. Le forze militari russe stanno infatti intensificando ed estendendo l’uso dell’aviazione e dell’artiglieria pesante in Cecenia. Secondo i dati e le notizie raccolte dal giornalista indipendente russo Andrei Smirnov, i bombardamenti russi sulle presunte postazioni della guerriglia sono sempre più frequenti. E non più solo sulle montagne del sud, ma anche sulle zone pedemontane e nelle valli nel centro della repubblica, più densamente abitate. Infatti ora accade più frequentemente che le bombe cadano anche sulle abitazioni civili, facendo vittime tra la popolazione.
 
Aviazione russa in azioneBombardate anche le regioni vicino a Grozny. Lo scorso 1° dicembre, la fattoria della famiglia Gaytemirov è stata colpita da due missili sparati da un caccia-bombardiere russo nei pressi del villaggio di Surokh, nel distretto meridionale di Shatoi: due donne e due uomini sono rimasti gravemente feriti. La casa è andata distrutta.
Il 24 dicembre l’artiglieria russa ha colpito per la prima volta nelle vallate a est della capitale Grozny: per ore è stata martellata la periferia del villaggio di Avtury, nel distretto di Shali. Ci sono stati danni alle abitazioni, ma nessun ferito.
Il 21 febbraio, sono state bombardate le foreste sulle colline a sud di Stari Atagi, solo quindici chilometri a sud di Grozny, e altre località sulle montagne più a sud.
Il 27 febbraio l’artiglieria è entrata in azione nel distretto di Vedenò.
L’1 e il 2 marzo le bombe russe sono cadute per la prima volta anche nelle pianure del distretto di Urus-Martan, una decine di chilometri a sud-ovest della capitale.
 
Proiettili d'artiglieria russiUna strategia decisa dal nuovo comandante russo. Lo scorso ottobre, dopo la morte di un civile nei bombardamenti sul villaggio di Serjen-Yurt, il comandante delle forze militari russe nel Caucaso, generale Yevgeny Baryaev, aveva difeso l’uso dell’artiglieria come strumento “necessario per tenere lontani dai centri abitati i ribelli, tagliando così i loro canali di rifornimento”.
In dicembre, il posto di Baryaev è stato preso dal generale Yakov Nedobitko, che ha immediatamente ordinato l’intensificazione dei bombardamenti aerei e d’artiglieria. Detto, fatto.