La strategia geopolitica americana (il Mar Caspio)
di redazionale - 13/03/2007
L’11 Settembre 2001deve necessariamente essere considerato come una data di fondamentale importanza per la storia recente, se non altro perché è proprio a partire dagli accadimenti verificatisi nel “settembre nero” americano che si viene “legittimando” l'’intensificazione della strategia del governo USA contro i cosiddetti Rogue States. Per questa ragione si può considerare tale data fatidica come un vero e proprio spartiacque - non certamente per la spettacolarità mediatica dell’accaduto o per i 6000 morti seguiti allo schianto e al successivo crollo delle Twin Towers (se si vuole sono solo un’ennesima “statistica” e nemmeno così prorompente se paragonata ai milioni di morti provocati dalle ultime guerre statunitensi) – poiché è da quel preciso momento che il “terrorismo” si materializza con tutta la sua carica nel cuore dell’impero, diviene “cosa pulsante” che dissolve, nella testa degli americani, la mera evenemenzialità mediatica con la quale avevano sin qui percepito la guerra e la morte portata nelle “case” altrui (a distanza di migliaia di miglia da casa propria). Per milioni di americani, i quali fino a quel momento si erano limitati ad aderire passivamente ad una propaganda un po’ “esotica” condotta dai vari presidenti americani (dal Bush padre passando per Clinton fino al Bush figlio), la guerra ha smesso di essere una sequenza da film o da telegiornale stile Fox News ed ha riportato alla mente episodi del passato (come Pearl Harbor) ancora ben conficcati nella memoria storica di questo popolo che ha imposto agli altri molte sventure ma che ne ha subite davvero poche. Senza un episodio di tal fatta (lasciando perdere le dietrologie sul coinvolgimento di apparati governativi Usa o della stessa CIA, ovviamente da non escludere) sarebbe stato difficile far digerire al popolo americano il sacrificio (anche economico) derivante dalla conduzione di una strategia di “guerra perpetua” in ogni parte del globo. Insomma, è a partire dall’11 Settembre che il governo Usa ha potuto agire con le mani libere senza dover più fornire tante giustificazioni circa il suo operato. Anzi, persino le menzogne più palesi possono scorrere, da quel punto in poi, senza incontrare resistenza alcuna ed anche quando si rivelano per quello che realmente sono, e cioè spudorate bugie (come le armi di distruzione di massa in Irak o il coinvolgimento diretto dei Taleban nell’attacco alle Torri gemelle) sono immediatamente sostituite dalle madre di tutte le “ragioni” (ragioni solo per gli Usa e i suoi alleati, s’intende), ovvero quelle dipanantesi dalla difesa ad oltranza del “west way of life” contro il regno del terrore islamico. Saddam Hussein non ha le armi di distruzione di massa? Poco male perché in quanto mussulmano non poteva che essere in combutta con Al Quaida e quindi il regime era necessariamente un potenziale nemico dell’occidente (poi non stiamo a qui a puntualizzare sul fatto che Hussein era sunnita ed abbastanza laico da rappresentare un argine vero contro l’integralismo religioso islamico). Gli Afgani non c’entravano nulla con le Torri Gemelle? Pazienza, essendo talebani avrebbero potuto benissimo compiere quel gesto e poi davano protezione al principe del male Usama Bin Laden. Così la guerra preventiva trova a posteriori le sue giustificazioni passando attraverso diverse menzogne graduali, dalla guerra al terrore internazionale sino alla barbarie dei costumi derivante dall’applicazione della legge islamica che impone ai difensori della civilità l’impiantamento, a suon di bombe, della democrazia di tipo occidentale per far risorgere questi popoli come civiltà superiori (il cui grado di civiltà è inversamente proporzionale al grado di sottomissione al paese predominante, più si civilizzano più sono schiavi). Quest’ultima idiozia, tra le tante baggianate raccontate dagli americani, è davvero la più insopportabile. Intanto, di guerra in guerra, gli Usa si sono costruiti degli avamposti privilegiati in tutte le aree strategiche dell’orbe terraqueo, sia per il controllo delle materie prime sia (soprattutto direi) per tenere sotto stretta sorveglianza alcune potenze risvegliatesi dal loro lungo sonno post guerra fredda. Insomma, appare vieppiù chiaro il disegno geostrategico americano - dietro la coltre ideologica dell’esportazione della democrazia (la migliore forma della dittatura “borghese”) e della guerra al terrorismo – che ha come obiettivo l’allargamento della propria sfera d’influenza e la collocazione delle proprie guarnigioni nelle aree più critiche dello scacchiere mondiale.
C’è da dire che questo disegno Usa viene da lontano, cioè dai primi anni ’90 e dal governo di Bush padre, il quale ha subito intensificato la propria presenza in diverse zone del mondo con un’attenzione particolare per l’Eurasia e per il bacino strategico del Mar Caspio, individuando quest’ultima zona come una delle più importanti per i futuri assetti mondiali. Questa regione è determinante dal punto di vista delle risorse energetiche (ma non solo), quali petrolio e gas. E’ facile anche intuire che per gli Usa era vitale controllare l’intera fascia caspica per ragioni che non sono solo di approvvigionamento energetico. Il governo americano voleva impedire che, nella prospettiva di una futura riorganizzazione politico-militare ed economica,
La dissoluzione dell’URSS ha consentito, proprio a partire dagli anni ’90, alle multinazionali americane (Unocal, Chevron, quest’ultima dirige il Consorzio dell’oleodotto del Caspio, ma anche Exxon e Amoco) di estrarre il gas e il petrolio a prezzi stracciati grazie alla compiacenza dei governi quisling delle Repubbliche dell’ex-Urss in completo disfacimento politico ed economico. A questo punto chi ha una visione strettamente economicistica penserà che il più è stato fatto al solo scopo di favorire queste imprese con grande capacità di “contrattazione” economica, le multinazionali senza scrupoli che con i loro sovrapprofitti sono capaci di corrompere i governi ed affamare, conseguentemente, interi popoli (cosa che è incontestabile del resto). Noi, invece, siamo un po’ meno economicistici e vogliamo capire come l’agire politico e l’agire economico (sfere diverse dove si muovono differenti “soggetti” dominanti ma tra loro strettamente intrecciati (G.
Ma torniamo ai rapporti tra il governo Usa e i governi delle province ex-sovietiche. Durante la presidenza Clinton si sono stati stretti molti accordi militari con questi regimi (senza che ci si preoccupasse troppo della forma di governo, democratica o meno, di questi paesi). Dopo l’11 settembre, e con il rifiuto opposto dall’Arabia Saudita agli Usa circa l’utilizzazione delle basi dislocate sul suo territorio al fine di attaccare l’Afghanistan, l’amministrazione Bush si è prodigata per accelerare il processo di “enclavizzazione” di paesi come l’Uzbekistan, il Tagikistan e per impiantare qui nuove basi militari sotto il comando USA.
Nel 2002 le manovre statunitensi si sono concentrate sull’Azerbaigian (dove sono presenti riserve pari a circa 20 milioni di barili di petrolio). Il segretario Usa, Mira Ricardel, ha offerto il proprio aiuto al governo azerbaigiano per rinforzarne la capacità navale e proteggere così la sua zona di pertinenza territoriale ed economica. Ma proteggere da chi? Ci sono solo due potenze nell’area tanto “pericolose” per l’indipendenza azerbaigiana e queste sono Russia e Iran. Appare palese, allora, che gli americani abbiano voluto alzare “scudi” militari di protezione per arginare le mire dell’Iran, ma, soprattutto, della Russia putiniana finalmente rinata al suo ruolo di grande potenza orientata all’egemonia sull’Eurasia. L’Europa che ha fatto contro questa ingerenza militare statunitense nei confronti dell’Azerbaigian? Naturalmente si è schierata al fianco del padrone americano e della Nato.
Gli Usa, padroni di questa fase monocentrica, stanno penetrando nell’Eurasia senza trovare alcuna resistenza (eccettuando quella opposta dalla Russia), con l’imprimatur di un’Europa completamente inerte e senza nessuna prospettiva politica di lungo respiro. Il problema più grosso per il nostro continente è rappresentato proprio dalle ex-repubbliche sovietiche che dal socialismo pianificatore sono passate al liberismo più sfrenato sotto il diretto controllo economico (e l’appoggio militare) di Washington. Gli americani si servono di questi paesi per i propri piani espansionistici, sia in termini di appoggio logistico sia in termini di vero e proprio aiuto militare. Il 6 febbraio 2003
Tutti questi atti di gravissima ingerenza impediscono all’ Europa di avere un’autonoma progettualità politica, economica e militare. Gli Usa ci controllano dietro la porta di casa e i nostri governanti non alzano un dito contro tutti questi affronti alla sovranità dei popoli europei. E’ come se ci avessero messo un cane da guardia in casa, addestrato a sorvegliare non per nostro conto ma contro i nostri liberi movimenti nello spazio che ci appartiene. Quante altre umiliazioni dovranno ancora subire i popoli d’Europa a causa delle proprie meschine classi dirigenti?