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Il debito corre sul filo

di Andrea Angelini - 13/03/2007



Una società che è oberata da debiti enormi ma cosa importa, l’avvenire è comunque roseo. “Telecom Italia - ha affermato a Milano il presidente di Telecom, Guido Rossi, Italia, nel corso del suo intervento alla presentazione dei conti 2006 e del piano industriale fino al 2009 che sono stati illustrati agli analisti e ai rappresentanti di banche e gruppi finanziari - è una società sana finanziariamente, ricca di risorse tecnologiche, aperta completamente alla concorrenza e saldamente radicata nella cultura della concorrenza”. Rossi ha cercato di rassicurare i presenti affermando che “i risultati del 2006 sono più che positivi in un ambiente concorrenziale sempre più impegnativo”. Ma poi ha ammesso che la prima preoccupazione del gruppo, la priorità, è la riduzione del debito, effetto, non ci stancheremo mai di ricordarlo, della sciagurata e velleitaria Opa lanciata da Colaninno nel 1999 e permessa dalla Consob e dall’allora governo D’Alema. Compito che per il momento rende impossibile mettere a punto acquisizioni in contanti all’estero di società operanti nel settore delle telecomunicazioni. Così si cercherà di ridurre continuamente l’indebitamento, mantenendolo a un livello inferiore a 3 volte l'Ebitda annuo (il margine sulle vendite). Per la cronaca i ricavi nel 2006 sono stati di 31,2 miliardi contro un indebitamento di 37,3 miliardi di euro e l’utile netto è calato del 6,3% rispetto al 2005.
Nonostante questo, il gruppo è fiducioso di mantenere gli attuali rating, gli indici di affidabilità della situazione patrimoniale e finanziaria che vengono emessi da istituti internazionali come Standard&Poor’s e Moody’s e da banche d’affari come la “prodiana” Goldman Sachs.
E se nei prossimi anni saranno le partecipate estere a garantire il maggior tasso di crescita, resta poi il problema delle alleanze con gli altri operatori europei: “Telecom – ha ammesso Rossi – è molto aperta a nuovi accordi con altri operatori in singoli settori e non solo con la spagnola Telefonica. Se poi si perviene ad ulteriori accordi, bene”. Poi un cenno ai colloqui fra i due gruppi e alla posizione di Olimpia la società controllata dalla Pirelli di Tronchetti e dai Benetton che come primo azionista detiene il 18% di Telecom. “I rapporti fra Telefonica e Olimpia – ha ricordato Rossi - sono stati temporaneamente interrotti ma questo non ha niente a che vedere con Telecom Italia, la quale riprenderà i contatti fra due settimane. Sin dai primi contatti, senza nessun obbligo, si sono affrontate le prime valutazioni sui benefici quantitativi attraverso riunioni tecniche per identificare aree di potenziale collaborazione. Come le economia di scala, i piani di riduzione costi e i nuovi modelli di marketing nei paesi emergenti. I colloqui con Telefonica hanno insomma riguardato alleanze industriali e non è mai stato previsto nessuno scambio di azioni. E questo vale anche nei riguardi di altri operatori come France Telecom e Deutsche Telekom con i quali sono già in corso contatti per possibili alleanze”. Oltretutto i tavoli di confronto con i concorrenti esteri servono “per studiare tutte le possibili aree di collaborazione industriale così come stiamo facendo con Telefonica”. Ma Guido Rossi verrà confermato come presidente? “Prima di candidarmi devo sapere se qualcuno mi candida. In tale ottica i miei rapporti personali con il vice presidente Buora e con l'amministratore delegato Ruggiero sono ottimi. Anzi vanno sempre meglio. I miei personali rapporti con Tronchetti Provera sono personalmente ottimi come sono sempre stati. Non c'è nessun conflitto”.
Affermazione quanto mai curiosa se solo si pensa che Rossi è stato imposto dalle banche alla guida di Telecom al posto di Tronchetti Provera, da troppi ritenuto non in grado di gestire adeguatamente la situazione e di fare rientrare le stesse banche dell’enorme credito concesso al gruppo.
Del resto Rossi ha poi aggiunto: “Noi dobbiamo curare gli interessi di tutti gli azionisti”. E non solo quelli del marito di Afef…
Poi si è entrati più nello specifico. L’amministratore delegato Riccardo Ruggiero, ha affermato che il piano al 2009 di Telecom Italia è serio, concreto e realistico. Prevede una crescita organica dei ricavi di gruppo fra l'1 e il 2% per il 2007 e per gli anni successivi. Quanto al dividendo, visto che la media europea del settore è aumentata, Telecom pensa di adottare la stessa politica esercitata adottata dagli altri operatori. Gli obiettivi del piano industriale risentiranno comunque degli impatti del decreto legge Bersani che ha tagliato le tasse sulle ricariche e che ha tolto a Telecom (ma anche a Omnitel e Wind) centinaia di milioni di euro di entrate finanziarie gratis. E allora per fare cassa, Telecom “procederà a vendere attività patrimoniali ritenuti non strategiche per il valore complessivo di 1 miliardo di euro”.
Ma quali saranno gli “asset” messi in vendita? E qui viene il bello.
Telecom Italia cederà le sue partecipazioni in Capitalia, Mediobanca, Brasil Telecom e, udite udite, la sede della società. E questo la dice lunga sul baratro in cui si trova il gruppo. Vendere la sede della società è un atto molto simbolico. Rappresenta generalmente un’ammissione: quella che ci si trova in prossimità del tracollo finale.