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Prodotti low cost: le materie prime diminuiscono, i rifiuti aumentano

di redazionale - 13/03/2007

A febbraio il tasso delle esportazioni della Cina è aumentato del 52% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Di gran lunga superiore (circa 3 volte) rispetto alle previsioni degli analisti è il secondo avanzo commerciale della storia degli scambi commerciali cinesi. Uno sbilanciamento commerciale verso l’estero che preoccupa anche il governatore della Banca cinese, e che fa impallidire i dati positivi che proprio ieri venivano presentati dall’Istat rispetto all’export italiano che ha contribuito per gran parte alla composizione dell’aumento dell’1,1% del pil registrato nell’ultimo trimestre 2006.

In entrambi i casi sono i settori manifatturieri a tirare la volata dell’export; nel caso nostrano si tratta del manifatturiero dei prodotti di lusso, destinati ad una fascia alta e quindi di nicchia, nel caso della Cina si tratta generalmente di prodotti di basso prezzo, destinati quindi ad un mercato assai vasto. Del resto basta vedere la quantità di prodotti made in China che si trovano ormai su bancarelle, discount, negozi in merchandise a monoprezzo, ma anche catene di grandi magazzini e negozi di abbigliamento. Senza dimenticare le catene di negozi gestiti direttamente dai cinesi. Merce destinata a soddisfare il bisogno di consumismo, spesso usa e getta, anche di chi ha un basso poter d’acquisto, e quello si può permettere. E i rifiuti aumentano, anche molto più del pil.
E diminuiscono le materie prime.

Due elementi assolutamente concatenati tra di loro, perché entrambi alla base del metabolismo industriale: il consumo di materia prima e la produzione dei rifiuti. Ovvero l’input e l’output del sistema produttivo e dei mercati. E più aumenta la caratteristica di caducità di un prodotto, più la produzione di rifiuti si avvicina asintoticamente alla curva che rappresenta la diminuzione delle risorse.

A fronte di un export così sorprendente dell’economia cinese, corrisponde infatti un import in continua crescita rispetto alle materie prime quali il rame e il nickel per l’acciao inox e una frenata delle esportazioni di materiali quali il piombo, lo stagno o l’alluminio, di cui la Cina è sempre stata un esportatore netto.
Al di là di analisi più approfondite di natura economico-finanziaria, che pur stanno dietro a questi andamenti dei mercati delle materie prime, viene spontaneo riflettere sull’andamento globalizzato dell’economia, proprio rispetto ai consumi primari e ai rifiuti prodotti. E a quanto il paradigma classico della crescita dei consumi, ritenuta (da sola) sinonimo di benessere economico, dimostri ogni giorno il suo volto meno nobile che è quello dei rifiuti prodotti e della necessità (spesso urgente) di trovargli una collocazione che sia meno impattante ambientalmente e - ormai soprattutto - socialmente.