L’ultimo stadio dell’Evoluzionismo, la creazione del Creatore
di Giuseppe Sermonti - 14/03/2007
L’
evoluzione nasce come un caravanserraglionel deserto. Carica fringuelli, tartarughe,
cirripedi, piccioni e, in cassetta,
una scimmia ed un homo. Si è pregato gentilmente
il Creatore di scendere, benché il
conduttore Gli abbia poi chiesto sottovoce
una piccola spinta (un soffio) per partire. E’
passato un secolo e mezzo e l’antico zoo ha
esteso la sua competenza all’intero universo.
Nel nuovo scenario, all’inizio si è spalancato
lo spazio all’evoluzione cosmologica,
poi ha preso posto l’evoluzione animale
à la Darwin, infine l’evoluzione culturale
dell’uomo. L’amplificazione del quadro lo
ha reso epico, ma ha confuso le carte, poiché
si tratta di processi e meccanismi diversi.
L’evoluzione darwiniana rifiuta i progetti
e le previsioni, e afferma un meccanismo
esclusivo e cieco, la mutazione-selezione.
Quella stellare è tutta un’altra storia. Essa
ignora la lotta per la vita e la prevalenza
dei migliori: ogni stella sviluppa un programma,
che inizia con un corpo azzurro
caldissimo e finisce con un corpo rosso raffreddato.
L’evoluzione stellare segue il programma
di Hertzsprung-Russel, passando
per fasi progressive, classificate in base alle
lettere O, B A, F, G, K, M, che gli anglosassoni
memorizzano con la frase: “Oh Be A
Fine Girl, Kiss Me.” (Oh, sii una brava ragazza:
baciami!). L’evoluzione darwiniana è
SE DIO E’ UN PRODOTTO NEUROLOGICO
imprevedibile e irripetibile: l’uomo alla fine
non era affatto atteso, e tanto meno il bacio.
L’evoluzione culturale abbandona anch’essa
Darwin e pretende, come quella cosmica, di
essere lineare e progressiva, diciamo: età
della Pietra, Agricoltura, Urbanizzazione,
età della Ragione, era Atomica. E’ il percorso
obbligato della “civilization”, le fasi che
ogni civiltà deve attraversare. Potremmo
memorizzarle come P, A, U, R, A.
La grandiosa evoluzione cosmica, partita
da una “palla di fuoco”, pare sia in viaggio
da quindici miliardi di anni, e di questo
abisso l’evoluzione darwiniana coprirebbe
mezzo miliardo di anni, quella culturale forse
centomila anni e l’età dell’atomo un lampo.
Abbiamo esteso all’universo una teoria
che spiega un trentesimo della sua storia e,
più che una norma, rappresenta una anomalia.
Ma ascoltate cosa sta avvenendo negli
ultimi tempi: qualcuno sta teorizzando
che Dio può accomodarsi in carrozza. Non
il Dio ingegnere e conducente, ma il Dio generato
dalla ragione umana: per dirla più
crudamente, il Dio come prodotto neurologico.
L’evoluzione organica sarebbe in grado
di spiegare “la creazione del sacro” (come
recita il titolo di un noto libro di
Burkert). L’invenzione di Dio avrebbe infatti
un valore selettivo darwiniano. I credenti
sarebbero avvantaggiati sugli atei perché
disporrebbero di una risposta adattativa al
dolore e alla paura. Per dirla con Sandro
Modeo (Il Corriere del 5 marzo) “la religione
svolgerebbe una funzione (auto)terapeutica
basata sull’attivazione di specifici circuiti
neurofisiologici.”
Il Dio riammesso sulla carrozza (come
consulente psicologico) sarebbe, nella nuova
veduta, un parvenu, presente nei neuroni
umani da qualche decina di migliaia di
anni e assente dal grande scenario cosmico
per miliardi di anni. Il mondo ha fatto a me-
no di lui, tarda creatura dell’evoluzione.
L’Eterno è divenuto una comparsa nel
dramma universale. Riabilitando Dio, la
scienza sta offrendo alla fede un compromesso
storico. Ma si consideri con attenzione
in quali termini questo si prospetta. L’evoluzione
può fare a meno di Dio, salvo come
un gadget tardivo, ma Dio non può fare
a meno dell’Evoluzione. Senza l’evoluzione
stellare, biologica e culturale Dio non ci sarebbe
venuto in mente. L’Evoluzione è il
nuovo Eterno, il nuovo Creatore, e Dio un
suo sottoprodotto.
L’evoluzione (che si degna di accogliere
Dio come invenzione umana) non è più una
mera teoria, è “più che un’ipotesi”, per citare
una locuzione di Giovanni Paolo II. E’
Verità. Valida in assoluto e infallibile, sta
assumendo i caratteri della Religione, con
le sue celebrazioni, il suo clero e il suo Profeta.
Sia prudente il magistero della chiesa
nel venire a patti con Darwin, nell’accettare
Grosse Koalitionen. L’evoluzione è pronta
ad assimilare Iddio e non impiegherà
molto a metabolizzarlo. Essa ha un ruolino
di marcia di quindici miliardi di anni. Dio
ha vissuto nel deserto mille volte tanto. O è
per sempre o non è. Piuttosto che consolarci
con un dio terapeutico, meglio struggerci
nella nostalgia dell’eterno.