L'inizio della storia medievale: il Regno di Siagro, difensore e tutore della civiltà romana
di Giovanni Armillotta - 20/03/2007
Teodosio I il Grande (347-379-395) stabilì per la quarta e ultima volta nel novembre 394 l’unità imperiale, collassata all’indomani della sua morte. Da quel momento l’impero rimase per sempre spezzato in due parti, ciascuna delle quali assunse una vita sua propria, conseguenza diretta della dicotomia Occidente-Oriente, che la Prima e la Seconda Roma non riuscirono mai a ricomporre. Cosicché, in seguito alla deposizione dell’imperatore d’Occidente, il pannonio Romolo Augusto, detto Augustolo (463-475-dep. 476-†c. 510), da parte del re sciro germanico Odoacre (476-493), l’ex impero d’Occidente risultò diviso nei seguenti Stati romano-barbarici: Regno dei Vandali (ex Africa romana occidentale e, in un secondo momento, Sardegna, Corsica e Baleari); Regno dei Suebi (Spagna nord-occidentale); Regno dei Visigoti (parte altra della penisola iberica e Gallia meridionale); Regno degli Angli e dei Sassoni (sud-est della Britannia); Eptarchia britannica (parte rimanente della Britannia); Armorica (Bretagna); Regno di Siagrio; Regno dei Franchi (terre centro settentrionali corrispondenti alle valli della Senna e del basso Reno); Regno degli Alamanni (terre centrali su entrambe le rive del Reno); Regno dei Burgundi (terre presso l’alto corso del Rodano); Dominio di Odoacre (patrizio e rex gentium: Italia, Sicilia e Rezia); Regno dei Rugi (nel Norico, poi conquistato da Odoacre) e Regno degli Ostrogoti (Pannonia e parte occidentale della Penisola balcanica sino a confini nord dell’attuale Albania). Ma vediamo come si svolse quest’inizio di storia altomedievale, non affrontata nelle scuole superiori. Fra tutte queste entità prodottesi prim’ancora dell’abbattimento formale dell’Impero, solo in una di esse si cercò di conservare l’ultimo baluardo del retaggio romana. E proprio nell’occidentalis pars ove i popoli gallici avevano combattuto con grande determinazione, cinquecento anni, prima contro Cesare. Si trattava del Regno di Siagrio, ossia la regione della Gallia tra i fiumi Senna, Somme, Mosa e Schelda.
Dopo la morte del ministro e generale romano-illirico Flavio Ezio (396-454) – definito dallo storico José Gómez Rivera l’“ultimo conquistatore” – l’antemurale dell’autorità imperiale era stato Egidio, nativo della Gallia occidentale. Nella grande confusione di metà del sec. V, Egidio si ribellò al patricius Ricimero (405-72) – “signore della guerra” e padrone dell’Impero d’Occidente dal 456 fino alla sua scomparsa – e mantenne uno Stato post-galloromano nella regione attorno a Suessionen (Soissons). Per dieci anni, nel ruolo di magister militum per Gallias, conferitogli dall’imperatore d’Occidente, Giulio Valerio Maggioriano (420-457-461), egli si contrappose vittoriosamente ai Visigoti; protesse i Brettoni e si alleò con il re merovingio dei Franchi Salii, Childerico I (c. 437-481). Defunto Egidio (464) passò al figlio Afranio Siagrio (n. 430) il ruolo di difensore e tutore della latinità contro i barbari.
Secondo l’eminente storico irlandese, studioso dei classici, bizantinista e filologo, John Bagnell Bury (1861-morto a Roma il 1° giugno 1927), non è noto esattamente il titolo ufficiale sotto cui Siagrio – circondato da regni barbarici – rappresentasse l’imperatore d’Occidente in Gallia. Fino alla morte di Giulio Nepote (430-474-dep. 475-†480) egli riconobbe quest’ultimo, non accettando – al pari dell’Impero d’Oriente – il nuovo imperatore Romolo Augustolo imposto da suo padre, il patricius Flavio Oreste (†476). Quando Giulio Nepote spirò, Siagrio prese le insegne dell’imperatore d’Oriente, Flavio Zenone Isaurico (425-474-491) impossibilitato, però, a sostenerlo militarmente.
Siagrio non era in grado di resistere all’avanzata del re visigoto Evarico (c. 415-484) verso la Loira, ma riuscì a mantenere il nord della Gallia, le terre della Senna e della Somme contro i Goti, da sud contro i Burgundi, e contro i Franchi da est. La posizione era difficile, in quanto doveva innanzitutto avere buoni rapporti con i Franchi, così come aveva fatto il padre. Siagrio era de facto, sebbene non de nomine, un sovrano indipendente, e i Franchi ritenevano le province romane che amministrava fossero il suo regno. Perciò egli era considerato “re dei Romani” ed il padre reputato addirittura figlio di Ezio. Infatti nelle tradizioni franche gli ultimi tre difensori della Gallia imperiale appartenevano ad una dinastia di “re romani” e fu pure compilato un albero genealogico, appositamente per loro, che risaliva ancor più indietro nel tempo. Chi si batteva contro di loro, aveva l’onore di guerreggiare con Roma anche perché non v’era la coeva percezione del crollo imperiale, stabilito a tavolino secoli dopo dagli storici.
Clodoveo I il Grande (466-511), figlio di Childerico I, gli succedette nel 481, e cinque anni dopo marciò contro Siagrio che risiedeva a Suessionen (capitale dal 469). Fu combattuta una battaglia nelle zone circostanti la capitale, e Siagrio andò incontro ad una disfatta totale, riparando a Tolosa, presso la corte di Alarico II (n.?-507), figlio del summenzionato Evarico. Ma il monarca visigoto, impreparato a fronteggiare la forza dei Franchi, tradì Siagrio, quando Clodoveo I gl’intimò – a costo di muovergli guerra – la consegna dell’ultimo “re romano” il quale, secondo Gregorio di Tours, fu fatto giustiziare segretamente nel 487. L’impero in realtà sparì a Soissons dieci anni dopo i fatti di Roma.
Bibliografia
John Bagnell Bury, The Invasion of Europe by the Barbarians, Russell & Russell, New York 1963
Gregorio di Tours, Storia dei franchi: i dieci libri delle storie, a cura di Massimo Oldoni, Liguori, Napoli 2001, 2 voll., nuova ed.
Attilio Levi Mario, Piero Meloni, Storia romana dalle origini al 476 d.C., Cisalpino-Goliardica, Milano, 1986
Jose Gomez-Rivera III, Flavius Aetius: The Last Conqueror, Xlibris Corporation, Philadelphia 2004