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Iceberg a dritta, capitano

di redazionale - 20/03/2007

 
Comincia così un articolo di Energy Bulletin (*) sulla situazione del petrolio. Collegare gli iceberg ai deserti del Golfo può sembrare un'operazione ardita, ma leggendo il seguito acquista ahinoi molto senso.

Abbiamo già parlato del declino della produzione in Arabia, (**) in Messico, nel Mare del Nord . Ecco il malinconico paragone di EB:

Quali sono le somiglianze con il viaggio del Titanic? Primo, che il capitano era stato avvisato con netto anticipo che c'erano icebergs sulla sua strada. Negli ultini 6 o 7 anni, i geologi hanno più volte annunciato che c'è un "iceberg" anche nel nostro futuro. (...) La radio del Titanic aveva ricevuto diversi avvisi da altre navi, ma li aveva respinti per non disturbare le trasmissioni "paganti" di annunci commerciali per i passeggeri. Allo stesso modo, le voci di chi avverte sulla crisi energetica vengono ignorate dai media, per lasciar posto a pettegolezzi e pubblicità.

Gli icebergs sono ingannatori: si nascondono nella notte, e la parte visibile di essi appare molto meno preoccupante di quanto non sia invece la parte sommersa. La stessa cosa accade con il petrolio, dove i dati discordanti e confusi nascondono la realtà di ciò che si trova sottoterra.

Inoltre, per il comando e gli armatori del Titanic era molto più importante stabilire il record di velocità di attraversamento dell'Atlantico che rallentare e prestare attenzione ai pericoli. Anche questa è un'ottima e triste metafora della nostra attuale mentalità.

Nel momento in cui l'iceberg è a dritta, tutto l'equipaggio corre ai ripari. Ad un osservatore esterno, sembrerebbe che venga fatto il possibile per impedire il disastro. Ma le opzioni sono poche, e palliative: così come per noi l'idrogeno o i biocarburanti.

All'ultimo momento, sembrava che il Titanic se la potesse cavare giusto con qualche graffio e un paio di buchi. Dopo tutto la nave, così come i nostri tempi, era dotata della migliore tecnologia, delle migliori attrezzature, tutti erano ben nutriti, anche i passeggeri in terza classe. Tutti pensavano che fosse inaffondabile, anche perché i media lo ripetevano di continuo, la compagnia costruttrice lo ripeteva, l'equipaggio lo ripeteva per cui doveva essere vero. Ma la verità era che tutti avevano interesse a farlo credere.

Il resto dell'articolo racconta il lento prendere coscienza dell'equipaggio e dei passeggeri, e la corsa finale alle scialuppe... che non bastavano per tutti. Ma il film l'avete visto: noi, a che punto siamo? Abbiamo già visto l'iceberg? Lo abbiamo già toccato?

E sullo scafo, c'è soltanto qualche graffio?

Fonte: http://petrolio.blogosfere.it/
19.03.07


(*) http://www.energybulletin.net/27373.html
(**) http://petrolio.blogosfere.it/2007/02/simmons-la-crisi-energetica-e-piu-preoccupante-del-clima.html