Latte Nestlè: un dibattito truccato?
di fareverde.it - 25/11/2005
Fonte: fareverde.it
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Passate le prime ore di emotività, il caso latte Nestlè sta evidenziando, ancora una volta, lo strapotere di un modello di produzione e consumo che non ammette alternative, nemmeno negli orientamenti dei dibattiti pubblici. Per Fare Verde, la versione dei fatti che sta dominando il dibattito rischia di essere semplicemente truccata. Vediamo perché. Nestlè, non certo per la prima volta, ha responsabilità gravissime, come sottolineato da tutti, ma non è da sola. In tre giorni di can can mediatico è stata praticamente assente dal dibattito una considerazione elementare: i contenitori in Tetra Brik sono utilizzati da centinaia di aziende e per migliaia di prodotti e non solo per l’infanzia. Per verificarlo è sufficiente una, anche approssimativa, indagine su un qualunque motore di ricerca. Tutto questo va avanti da anni, nessuno ha ricordato che Tetra Pak è stata persino condannata nel 2004 ad una multa di oltre 95mila euro per violazione al divieto di concentrazione del mercato con provvedimento 13459 dal Garante per la concorrenza. Eppure, nonostante il dato sia di una elementare evidenza, praticamente nessuno, al momento, si è preoccupato di andare a fondo nella questione e verificare in quante e quali confezioni è presente la stampa con ITX (la sostanza al centro dello scandalo). Unica eccezione, ci risulta, la Regione Marche che ha provveduto ad un sequestro di latte Milupa. Una goccia in un mare potremmo dire. Il problema è stato, per evidenti ragioni, confinato ad una sola azienda e a pochi prodotti: allargare il focus significherebbe mettere in discussione una buona parte del confezionamento dei prodotti alimentari e più in generale al ruolo dell’industria chimica (terza in Europa) nell’alimentazione e probabilmente rivelare verità amare agli inconsapevoli consumatori circa i rilasci di sostanze dai contenitori. Il dibattito appare truccato anche perché le aziende coinvolte (dalla Nestlè alla Tetra Pak), giocano sulle date e su dichiarazioni che persino alcuni Ministri giudicano (nel caso Nestlè) addirittura da querela, tanto sono piene di ricostruzioni abborracciate: “si apprende con sconcerto che sorprendentemente l’amministratore delegato di Nestlè Brabeck, afferma che “già a luglio era stato raggiunto un accordo con la UE e il Ministero della Salute italiano, per lasciare scadere i prodotti incriminati e modificare il sistema di produzione degli imballaggi”. Tali affermazioni non solo sono completamente false, ma stravolgono la reale dinamica dei fatti.” Parole durissime quelle del Ministero della Salute. Fare Verde, con sconcerto, si chiede allora quale credibilità abbia una azienda leader nella alimentazione nel mondo. E quali controlli effettivamente sono sistematici? Eppure le aziende coinvolte, nel loro contrattacco mediatico dichiarano: il prodotto non fa male, non è nelle liste vietate (dalla Organizzazione Mondiale della Sanitá, né tra le sostanze proibite dalla UE per l 'utilizzo negli imballaggi alimentari), ma lo ritiriamo ugualmente, in ossequio al principio di precauzione, tanto siamo responsabili. Peccato, che alla base di tutto ci sia una decisione della Magistratura e non certamente iniziative di responsabilità autonome. Peccato, che secondo l’Arpam (Agenzia protezione ambientale delel Marche ) l’ITX, invece, non sia contemplato fra gli additivi autorizzati da un decreto ministeriale del 2003. Peccato, che il Commissario europeo alla salute Kyprianou dichiari che l’ITX è “tra le sostanza non desiderabili”. Peccato, che da parecchie settimane, come sottolinea il Ministro Alemanno le aziende sapevano dei controlli avviati. E’ palese che per le aziende (coinvolte o coinvolgibili) l’attenzione non è più su quella partita di latte, sulla quale ormai il danno si è consumato (risarcimenti milionari a parte): è evitare che la situazione si estenda ad altri prodotti, ad altre aziende, ad altri confezionamenti. Ma, il secondo punto sconcertante di tutta la vicenda, per Fare Verde, arriva dai principali enti preposti alle verifiche: \\\"Il rischio di effetti genotossici, in seguito ad ingestione di ITX, è assente o trascurabile. Non risultano disponibili informazioni su altri effetti tossici\\\" sono le prime (tempestive?) valutazioni degli esperti dell Istituto superiore di sanità sui campioni di latte Nestlè. L Iss \\\"proseguirà inoltre gli approfondimenti analitici e tossicologici sulla problematica anche tramite la collaborazione con l Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), attraverso l’attività dei propri Ricercatori, Membri del Gruppo di Esperti Scientifici (Panel AFC) della stessa EFSA\\\" . La stessa EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, nota per ora soprattutto per il via libera a varietà di ogm che gli stessi esperimenti su cavie davano come pericolosi per la salute, come nel caso MON 863) dichiara per bocca del suo Direttore: “i risultati preliminari suggeriscono che tale sostanza non dovrebbe avere effetti genotossici”, ovvero”non dovrebbero arrecare danno al materiale genetico delle cellule umane”. L’uso smodato del condizionale e l’assenza di prudenza che dovrebbe portare a dare valutazioni tenendo conto anche degli effetti nel medio e lungo periodo, ad oggi ignoti, crediamo siano preoccupanti ed eloquenti. Del resto, forse soltanto i consumatori non sanno che attualmente non disponiamo di dati fondamentali sull impatto sanitario e ambientale di circa il 90% dei composti in commercio. Gli effetti nel medio lungo periodo, gli effetti su categorie a maggior rischio, gli effetti non previsti (perché le prove vengono condotte su animali che spesso portano a ricerche non predittive per l uomo) sono spesso una tragica realtà occultata. Ma quando sono in gioco milioni e milioni di euro e confezioni che provengono da altri paesi, in omaggio alle economie di scala, è così difficile parlare di principio di precauzione? E’ così difficile parlare di forme di confezionamento a base di sano vetro con riutilizzo delle stesse e conseguente basso impatto ambientale? |