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Oligopoli: tutti pazzi per Abn Amro

di Marzio Paolo Rotondò - 22/03/2007

 
Caccia grossa nel settore bancario. Il gruppo bancario Barclays, il terzo per dimensioni in Gran Bretagna, ha intenzione di avanzare un’offerta pubblica di acquisto (opa) su Abn Amro, il secondo gruppo bancario olandese. L’offerta ammonta ad oltre 80 miliardi di dollari per acquisire il controllo di una nuova entità da oltre 122,2 miliardi di dollari di capitalizzazione, diventando così il secondo gruppo bancario d’Europa ed il sesto nel mondo. L’acquisizione dovrebbe avvenire nell’ambito di un affare condotto in contanti e azioni. L’operazione è ancora in fase di discussione, ma sembra possibile che questa possa essere messa in atto in tempi brevi, circa 14 giorni, visto che le trattative durano ormai da un anno e che i due gruppi sono entrambe sotto il fuoco incrociato di altri grandi istituti di credito.

“Gli amministratori delegati hanno ripreso le trattative a Ginevra 6 settimane fa - scrive il Wall Street Journal, che cita fonti informate dei fatti - sebbene Abn Amro abbia pubblicamente manifestato la sua intenzione di rimane indipendente”, oltre che volersi riservare posti chiave nel consiglio d’amministrazione del nuovo oligopolio finanziario. Tuttavia, precisa il quotidiano “un accordo così grande e complesso, una fusione cross border, che coinvolgerà attività sparse nel mondo e dovrà affrontare numerose autorità di regolamentazione, rischia ancora di deragliare”, così come già successo negli scorsi mesi. Le banche d’affari giudicano infatti al 30% la probabilità di fusione fra i due istituti di credito.
I due consigli di amministrazione, però, credono in questa operazione. I due gruppi stanno infatti svolgendo delle trattative esclusive. Nel caso in cui dovesse andare in porto, l’operazione rappresenterebbe la più grande acquisizione nel settore bancario di tutti i tempi.

La fusione Barclays-Abn Amro significherebbe dover far i conti con un gruppo con oltre 47 milioni di clienti, presente in 50 Paesi con 220 mila dipendenti, anche se questo numero sarebbe ridimensionato in negativo per via dei tagli occupazionali dovuti, come sempre, alla fusione. Ad ogni modo, non sono certo le ripercussioni occupazionali a interessare alle multinazionali del credito quanto la nascita di un gigante con attività nel mercato consumer sparse per il mondo, compresi gli Usa, in quello finanziario (ETF e investment banking) e in quello delle carte di credito. Un vero e proprio colosso europeo, insomma, che “potrebbe competere al meglio con i big statunitensi e asiatici”. Una vera miniera d’oro, insomma, tanto che anche i mercati vedono bene l’operazione. Molte banche d’affari hanno aumentato il target price di Abn Amro, ovvero le previsioni sull’evoluzione delle azioni nel breve periodo, anche perché ci sono molte possibilità di acquisto sia sulla banca olandese che su quella britannica.
Barclays, infatti, non è l’unica banca che ha preso di mira Abn Amro: altri pretendenti potrebbero essere le spagnole Santander e BBVA, ma anche Royal Bank of Scotland, ING, Société Générale e BNP Paribas. Gli olandesi sono stati inoltre attaccati diverse volte da private equity ed hadge found, ovvero dei grandi fondi d’investimento che in questo momento stanno invadendo i mercati. In tale contesto, le trattative Abn Amro-Barclays sarebbero portate avanti in modo preferenziale, visto la particolare compatibilità fra i due gruppi, per proteggere entrambe le compagnie da opa ostili. Anche Barclays, infatti, sarebbe nel mirino di Bank ok America. I due istituti cercano dunque di creare una massa critica per preservare al meglio i propri interessi strategici da proposte indesiderate.

Il mercato bancario italiano non sarebbe immune dal buon esito dell’operazione di fusione. Abn Amro controlla infatti Antonveneta ed è la maggiore azionista, con l’8,6%, del capitale sociale di Capitalia.
È su quest’ultima che le prospettive potrebbero radicalmente cambiare nei prossimi mesi. Gli scenari sono principalmente tre per la banca romana: la cessione della partecipazione olandese al Santander, una vendita ad un operatore nazionale come Unicredit o il mantenimento della quota nel portafoglio nell’attesa di un’evoluzione strategica che potrebbe portare all’opa sul capitale azionario della banca italiana.

Le ipotesi più accreditate sono però le ultime due. Un’eventuale aggregazione Abn-Barclays potrà infatti rendere molto probabile uno sforzo congiunto per l’acquisizione di Capitalia che fornirebbe, inoltre, una buona opportunità di successo di lungo termine nel mercato italiano. La seconda possibilità più probabile, circolata alcuni mesi fa e mai del tutto sopita, sarebbe una fusione tra la stessa Capitalia ed Unicredito nel caso Abn Amro cedesse la sua partecipazione.
L’operazione di fusione fra Barclays e Abn Amro rischia dunque di rivoluzionare il mercato bancario ridimensionando fortemente gli equilibri al suo interno. Le ipotesi sono molte e per il mercato azionario di questo settore, sia italiano che continentale, si prevedono sicuramente grandi speculazioni per i prossimi mesi. Tutto sempre e comunque in nome del libero mercato.