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Dopo l’ umiliante cattura dei Royal marines

di Claudio Lanti - 29/03/2007

 
Ed ora vedremo se Londra tratterà con gli iraniani uno scambio di prigionieri

Certa stampa estera tratta noi italiani come vili e sleali, il peggio dei popoli della Terra. Dopo le ultime accuse per aver negoziato la vita del giornalista Daniele Mastrogiacomo, abbiamo adesso un’occasione immediata per vedere di che pasta sono fatti invece i nostri alleati britannici. Chi scrive è già seduto in poltrona a seguire la vicenda dei 15 militari finiti in mani iraniane il 23 marzo, “sequestrati” dice la stampa internazionale, che quando vuole sa usare gli eufemismi o la malignità del caso. I giornali inglesi hanno parlato di kidnapping, che letteralmente vuol dire “rapimento di bambino”. Mentre parlare di “sequestro” nel caso di pattuglie in armi impegnate in missione di guerra non è proprio appropriato.

Fatto sta che a bordo dei due grossi gommoni non c’erano semplici doganieri ma 8 marinai e 7 leggendari Royal marines, armati ovviamente fino ai denti. Erano stati messi in mare da una fregata di sua maestà e stavano effettuando controlli anti-terrorismo sul transito navale nelle acque più calde del mondo e per le quali è in atto da anni una disputa all’Onu tra Iran e Iraq. Già 3 anni fa in questa zona gli iraniani avevano preso prigionieri 8 marinai inglesi accusandoli di spionaggio e li avevano rilasciati dopo qualche giorno. Per mille buone ragioni prettamente militari, i due battelli avrebbero dovuto essere maggiormente appoggiati e difesi dall’unità madre. Tenendo anche conto che gli ayatollah di Teheran erano infuriati per le nuove sanzioni che l’Onu stava approvando proprio in quelle ore. Invece, prima dilettantesca omissione, i comandanti di Sua Maestà li avevano calati in mare come se andassero a fare lo sci d’acqua.

Poco dopo ecco arrivare le barche armate dei pasdaran, che (come gli inglesi ben sanno) fanno questo tipo di incursioni nel Golpo Persico addirittura dal 1986-87 (sabotaggi e pirateria contro i mercantili occidentali nella guerra Iran-Iraq). La stampa internazionale ha sorvolato sul tipo di battelli (chiamandoli vagamente a seconda dei casi boats, big boats o vessels). In realtà erano minuscole unità al massimo armate di una mitragliatrice leggera. E che cosa hanno fatto gli eroici marines di sua maestà? Hanno reagito, hanno alzato i mitragliatori, hanno difeso l’onore del reparto? No, appena visto le facce dei pasdaran, hanno gettato i fucili e alzato le braccia. Come in un film comico. I Royal marines, fiore all’occhiello dei reparti britannici, sono i professionisti che alle Falklands sconfissero i soldatini di leva argentini. Nel frattempo, nessun elicottero si levava in volo dalla fregata-madre per mettere in fuga gli aggressori iraniani. La SMS Cornwall (nome glorioso di una serie di omonime navi da battaglia che si succedono dal 17° secolo), è rimasta a guardare a una distanza che le fonti militari pudicamente non hanno precisato. Se qualcosa di molto meno ridicolo fosse toccato a una nave italiana, avreste letto le più infami ironie sull’intera stampa britannica e su metà di quella americana ed europea. Invece nessuno, dicasi nessuna fonte di stampa nemmeno italiana, ha voluto rimarcare il vero carattere dell’episodio.

Ma la parte più interessante della storia dovrà ancora venire. I britannici, sdegnati per l’affare Mastrogiacomo, ci hanno detto che loro non trattano mai per la liberazione di ostaggi e gli americani hanno aggiunto che in simili situazioni, non verranno tollerati ulteriori riscatti e concessioni. Bene, Teheran ha fatto già sapere che vuole indietro alcuni iraniani catturati in Iraq dalle forze alleate. Ed ora vedremo che cosa faranno Londra e Washington. Non perdiamoci lo spettacolo.


Claudio Lanti
La Velina Azzurra N. 8 del 28.3. 2007

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