Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / I municipi della decrescita felice

I municipi della decrescita felice

di Marco Boschini - 29/03/2007

 

Lavorare alla nascita di un movimento che si identifichi nella rivoluzione culturale insita nella decrescita felice è l’obiettivo politico che, su un livello più squisitamente pratico e quotidiano, muove fin dalla nascita gli amministratori virtuosi della Rete dei Comuni Virtuosi, quale punto di riferimento per la diffusione di politiche e scelte quotidiane amministrative orientate a diminuire l’impronta ecologica degli enti locali e, più in generale, della pubblica amministrazione.

Può e deve esistere un legame molto forte tra i nuovi stili di vita cresciuti negli ultimi anni grazie all’impegno di centinaia di gruppi di acquisto, botteghe del commercio equo e solidale, banche del tempo, associazioni e comitati, produttori bio e agricoltori, singoli cittadini e cooperative sociali, e le scelte di “governo di un territorio” promosse dall’ente locale di prossimità. Il Comune inteso appunto come bene comune da cui partire per imprimere ai tanti territori disposti a mettersi in gioco un nuovo modello di società basato su autoproduzione e dono, sobrietà e buon senso.

In questo senso sono da interpretare come opportunità di decrescita felice le centinaia di sperimentazioni ormai consolidate realizzate negli ultimi tempi in altrettanti comuni italiani, a dimostrazione del buon livello di contaminazione che determinate “scelte di campo” negli stili di vita di molti di noi sono riuscite ad imprimere ad una (piccola) parte della classe dirigente italiana.

Questo testo intende quindi individuare i piani di intervento e le caratteristiche di un possibile Municipio della Decrescita Felice, mettendo in mostra settore per settore le migliori buone pratiche a corredo delle finalità che, sulla carta, intendiamo perseguire.

Una cartolina dal Pianeta del Buon Senso

A farsi un giro in lungo e in largo per l’Italia si scoprono progetti e proposte che hanno molto a che fare con la decrescita, portati avanti con coraggio e ingegno da amministratori locali illuminati.

Semplici manovali del buon senso, straordinari sacerdoti del buon governo. Operatori sociali, anche, spericolati politici fuori dagli schemi, senza velleità di facili carriere a portata di compromesso.

Nell’indifferenza dei grandi network dell’informazione-reality, abbattono ogni giorno mattoni di quel muro apparentemente insormontabile del consumo all’ennesima potenza e a qualunque costo. Ambientale! Sono giovani sindaci, non necessariamente per l’anagrafe ma nella testa e nel cuore, semplici assessori con deleghe strampalate e dalle parole aliene per la politica tradizionale: partecipazione, pace, cooperazione.

Governano dal basso piccoli centri sperduti del nord e del sud, o grandi agglomerati urbani dove la globalizzazione dello spreco permanente ha inondato strade, pianerottoli, pensieri.

Che dire ad esempio dell’esperienza di Carugate, un paese che primo in Italia ha adottato un regolamento edilizio all’avanguardia in Europa: da loro chiunque voglia costruire un edificio o ottenere un permesso per ristrutturarne uno già esistente, ha l’obbligo della certificazione ambientale (che tutti dovranno rispettare dal 2007), una piccola ma efficace norma che permette a chi acquista un’abitazione di sapere cosa, quanto e come consumerà da un punto di vista energetico, ad ogni classe corrisponde un grado di efficienza, come per gli elettrodomestici. Il tutto reso possibile dalla coibentazione dei locali, dall’utilizzo di tecnologie ecologiche (lampade a basso consumo, riduttori di flusso, pannelli termoriflettenti, ecc.), dall’uso dei pannelli solari e fotovoltaici, dal recupero dell’acqua piovana. Insomma una proposta fondamentale per ripensare la gestione di un territorio secondo criteri di sosteniblità.

E il comune di Trezzano Rosa che ha messo a norma e azzerato gli sprechi su tutti i punti luce del paese, senza spendere un euro per gli investimenti strutturali necessari? Semplicemente, l’assessore all’ambiente Luciano Burro ha introdotto in Italia il sistema delle ESCO (Energy Service Company), società che fanno del risparmio energetico la propria ragione sociale, e che per conto di enti locali, aziende e privati scovano e risolvono gli sprechi abbatendo costi di gestione, facendo contemporaneamente un favore all’ambiente e ai bilanci pubblici.

Il Comune di Padova ha invece commissionato un piano di ristrutturazione energetica degli edifici pubblici per non limitare l’intervento alla sola pubblica illuminazione, questo ha già consentito alla città un taglio significativo delle emissioni di Co2 in atmosfera e di risparmiare milioni di euro sulla bolletta energetica. Si va dal riscaldamento e dall’illuminazione degli edifici pubblici ai punti luce in giro per le strade comunali, dal risparmio energetico alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Il comune di Follonica è intervenuto sui rifiuti, pensando bene di ridare corpo e vita ad oggetti che troppo spesso, con grande leggerezza, trasformiamo da beni di consumo in rifiuti da discarica! Con il progetto Ecomondo i rifiuti riprendono vita, grazie ad un mercato a cui tutti i cittadini possono partecipare, con una semplice tessera magnetica che registra ogni transazione (rigorosamente senza denaro) in dare e avere. Il punto di riferimento di tutta l’operazione è la stazione ecologica del posto, un cittadino può conferire oggetti che non usa più (giocattoli, biciclette, mobili, ecc.), sulla tessera vengono accreditati punti con i quali potrà recuperare oggetti lasciati da altri di suo gradimento, in un gioco di scambio in cui chi ci guadagna, ancora una volta, è l’ambiente.

Poi scopri che una delle cose più belle e comuni di queste storie incredibili è che quasi sempre sono progetti a costo zero, o poco ci manca. La loro forza sta nella fantasia di chi li propone, nella capacità di coinvolgimento della popolazione, nella voglia di mettersi in gioco sul serio. Quando ho letto la storia del Liceo Ambientale di Laveno mi sono detto: ecco un’idea semplice ed efficace, che non costa nulla metterla in piedi e che ogni scuola italiana dovrebbe rilanciare e proporre il prossimo anno scolastico. “I guardiani della luce”, un progetto che ha riunito insegnanti, studenti, genitori per diverse settimane, e che ha permesso l’abbattimento dei consumi di corrente elettrica del 55%. Senza grandi investimenti di una qualche fondazione magnanima, semplicemente introducendo piccole attenzioni quotidiane, parlando e parlandosi tra chi la scuola frequenta e vive ogni mattina. Leggendo i contatori, applicando qualche adesivo “educativo” all’altezza degli interruttori, spegnendo le luci durante i giorni di sole...

E cosa accadrebbe domani mattina se i nostri governanti annunciassero l’obbigo per tutti i Comuni italiani di sostituire le lampade ad incandescenza dei semafori con quelle a LED, che hanno una durata media di centomila ore (contro le duemila di quelle tradizionali) ed un risparmio energetico che si aggira intorno all’ottanta per cento rispetto a quelle cosidette normali?!? Il Comune di Bressanone lo ha già fatto, in meno di quattro anni rientra nell’investimento inziale per l’acquisto dei LED e da lì in avanti risparmia oltre diecimila euro all’anno su una decina di semafori. Delle volte penso ai semafori di Roma, o di Milano, e mi chiedo che cosa stiano aspettando i sindaci di quelle metropoli a fare una roba tanto semplice da non sembrare vera.

Perché in fondo è questo il vero nemico dell’ambiente e della decrescita. Prima ancora delle guerre per il petrolio, o i complotti delle tante case bianche, o la corruzione dilagante delle grandi opere e dei grandi affari per pochi. La stupidità della classe dirigente italiana. L’incapacità di afferrare il senso delle centinaia di progetti in cantiere, possibili perchè già realizzati o in corso di realizzazione. L’ottusità di certi politici abituati a non vedere oltre al proprio naso, o al nastro tricolore di una qualche inaugurazione a due mesi dalle prossime elezioni, unico progetto improrogabile e imprescindibile, per loro.

Questi politici mestieranti che quando gli parli di certe cose ribattono sempre le solite sterili scuse: abbiamo cose più importanti di cui occuparci, non ci sono i soldi, non ti sarai mica messo in testa di cambiare il mondo!

Non la pensano così gli amministratori del Comune di Rosà, che ha pensato bene di distruibuire pannolici ecologici alle neomamme del paese, convincendole a smettere di comprare quelli usa e getta che inquinano e costano un sacco di soldi. Se pensiamo che ogni bambino ne consuma in media 5000 nei primi tre anni di vita, non è molto più sensato e conveniente dotarsi di un piccolo quantitativo di quelli lavabili?

Sempre in tema di rifiuti sono decine le esperienze fantastiche, come quella del progetto EcoFeste, introdotto da un paio d’anni dalla Provincia di Parma e rivolto a tutte le sagre estive organizzate nei 47 comuni del territorio provinciale. Ogni festa è un’occasione di incontro, una straordinaria opportunità culturale e ricreativa. Ma quanti rifiuti si lasciano dietro, una volta smontati palco e cucine? La Provincia ha pensato di dare un contributo economico a quei soggetti (associazioni, cooperative, fondazioni, ecc.) che, promuovendo un’iniziativa all’aperto, decidono di diminuire il peso della propria impronta ecologica, incentivando l’utilizzo di stoviglie in mater-bi, promuovendo la raccolta differenziata e il recupero degli avanzi alimentari, sviluppando campagne di sensibilizzazione rivolte ai partecipanti dei vari eventi e serate, il tutto con costi bassi e risultati enormi!

Il Comune di Castellarano ha attivato un progetto per l’installazione, da parte dei privati, di pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua. Il cittadino non deve far altro che rivolgersi all’ufficio ambiente del Comune, dove troverà un albo degli installatori convenzinati con l’amministrazione, i modelli della ditta che ha firmato un accordo pluriennale a prezzi convenzionati con l’ente locale, e le indicazioni per accedere a finanizamenti agevolati da parte dell’istituo di credito coinvolto dal comune nel progetto. Insomma, in un colpo solo sono stati risolti gran parte dei problemi che oggi un singolo cittadino è costretto ad affrontare per soddisfare la giusta esigenza di consumare meno e possibilmente meglio: il Comune garantisce in quanto ad affidabilità della ditta fornitrice dei pannelli solari, promuove ogni anno corsi di formazione per idraulici e artigiani locali, incentiva l’acquisto attraverso lo sconto riconosciuto dalla ditta per i residenti, favorisce forme di finanizamento agevolati per quei cittadini che non possono investire troppe risorse subito. Strepitoso!

Infine ci sono progetti esemplari, che racchiudono in sé un’immensa forza attrattiva: penso ai “Condomini sostenibili” della Provincia di Ferrara o al “Cambieresti?” di Venezia e al “Vispo” di Piacenza.

In alcuni condomini di edilizia residenziale pubblica, l’amministrazione provinciale di Ferrara ha pensato bene di sperimentare sul campo l’introduzione di nuovi stili di vita, attivando un progetto semplice e al tempo stesso rivoluzionario: attraverso incontri pubblici, corsi e laboratori manuali, consigli e opuscoli informativi, visite e uscite di gruppo, sono state coinvolte le famiglie residenti nei palazzi nello studio dello stile di vita e delle sue ripercussioni sulla natura e sugli equilibri socio-economici tra Nord e Sud del mondo. Nella fase successiva si sono illustrate le possibili strade da percorrere per introdurre nella vita quotidiana comportamenti sobri e sostenibili. Infine sono stati incentivati i comportamenti più virtuosi con la distribuzione di piccole tecnologie ecologiche di impatto immediato (riduttori di flusso per il risparmio dell’acqua, detersivi alla spina, lampade a basso consumo energetico, ecc.). Ma la cosa incredibile è che il progetto è stato monitorato costantemente dal gruppo di lavoro, e tutti i passaggi sono stati pubblicati e messi a disposizione per altre amministrazioni interessate a replicare l’idea.

 
I Comuni Virtuosi

E in fondo è questo lo spirito che anima l’associazione dei Comuni Virtuosi, fondata dai comuni di Monsano (AN), Colorno (PR), Melpignano (LE) e Vezzano Ligure (SP), accessibile da chiunque al sito: www.comunivirtuosi.org.

Scopo dell’associazione è proprio quello di diffondere su tutto il territorio nazionale buone prassi amministrative orientate alla sostenibilità ambientale, alla partecipazione dei cittadini e alla cooperazione dal basso.

Alle difficoltà culturali accennate prima vanno infatti aggiunti altri elementi che possono condizionare l’avvio della sperimentazione di un buon progetto: molto spesso mancano le informazioni, se non nella segnalazione di tre righe degli uffici stampa (il tal comune ha avviato la tal iniziativa). Di fronte a questo, anche quando si ha la fortuna di scorgere una qualche buona notizia dai mezzi di informazione tradizionali, e ammesso che dall’altra parte vi sia un amministratore sensibile al tema ed interessato ad approfondire la cosa, il difficile sta proprio nel riuscire a raccogliere informazioni e documentazione specifica di quel singolo progetto: praticamente tutto il lavoro che un comune (una provincia, un assessorato regionale) ha prodotto per l’attivazione e sperimentazione dell’idea: delibere di consiglio e di giunta, capitolati d’appalto, regolamenti, bandi, materiale informativo e pubblicitario. Soprattutto nei piccoli enti locali, con poco personale e con molti problemi di ordinaria amministrazione, poter contare sul lavoro già fatto e sperimentato con successo da altri può significare molto per l’attivazione e la buone riuscita del progetto stesso.

L’associazione mette a disposizione proprio questo, pubblicando sul sito internet tutti i progetti (e gli allegati) di volta in volta sperimentati dalle amministrazioni che ruotano intorno alla rete, e garantendo un contatto diretto anche con gli amministratori e i tecnici referenti per ogni singola iniziativa da replicare: dal risparmio energetico agli acquisti verdi, dalla riduzione della produzione dei rifiuti alla mobilità sostenibile, dai nuovi stili di vita al consumo critico, sono ormai decine le esperienze concrete messe in cantiere da altrettanti enti locali, a dimostrazione che intervenire a favore dell’ambiente conviene sotto tutti i punti di vista.

 
I Municipi della Decrescita Felice

Ora, una cosa che ho notato in questi ultimi anni in cui ho avuto il piacere e il privilegio di entrare in contatto con tantissimi amministratori virtuosi, è che molto spesso comuni all’avanguardia rispetto a singole tematiche peccano poi per tutta un’altra serie di questioni legate all’ambiente. Mi spiego: ci sono comuni che stanno facendo cose egregie rispetto all’impronta ecologica degli edifici comunali ma che non hanno inserito nulla nel regolamento edilizio comuanale per una gestione più sostenibile del territorio che amministrano! Manca cioè una strategia complessiva, un quadro di insieme di riferimento. E questo è uno dei compiti più “politici” che qui ci poniamo. Cercare cioè di delineare insieme, attraverso convegni, pubblicazioni, iniziative culturali,  l’identikit di un Municipio della Decrescita Felice, nelle sue varie implicazioni e competenze, in un percorso continuamente suscettibile di modificazioni e passi in avanti, non avendo la presuzionzione di offrire pacchetti full-optional o fantomatiche ricette del Comune Perfetto!

A questo proposito, non so se ci avete fatto caso, il computer sottolinea la parola decrescita come fosse un errore, un elemento estraneo, sconosciuto. Questo la dice lunga su quanta strada ci sia ancora da fare concettualmente prima che la decrescita diventi il paradigma con cui declinare la nostra quotidianità.

Ecco, se dovessi rispondere alla domanda “Cosa dovrebbe fare un amministratore di un ente locale sensibile alla decrescita per mettere in pratica buone prassi quotidiane?” proverei ad indicare un percorso a tappe.

Il primo intervento da fare è quello di rendere efficiente da un punto di vista energetico la “macchina comunale” (pubblica illuminazione, immobili come scuole, musei, impianti sportivi, biblioteche, municipi, ecc.). Attraverso il coinvolgimento delle ESCO (imprese che sviluppano, finanziano e attuano progetti volti al miglioramento dell’efficienza energetica e alla riduzione dei consumi)  è possibile risparmiare energia e denaro migliorando al tempo stesso le condizioni ambientali.

Poi mi muoverei sul piano regolatore, cercando di promuovere una gestione del territorio partecipata che miri a razionalizzare gli spazi già occupati, introducendo per le nuove edificazioni criteri di bio-edilizia, eliminando inutili e insostenibili speculazioni edilizie, invertendo un’ormai consolidata tendenza all’occupazione di suolo e alla cementificazione selvaggia. In questo senso, lavorare ad una seria politica energetica comunale che, partendo dall’abbattimento degli sprechi arrivi all’autosostentamento energetico, permette di “liberare” risorse economiche in grado di sottrarre gli enti locali all’odioso ricatto in atto da qualche anno e a cui anche gli amministratori più sensibili faticano ad opporsi: meno finanziamenti dallo Stato, obbligo di svendita di lotti di terreno per mantenere attivi i servizi alla persona.

Il terzo passaggio è quello relativo all’introduzione degli acquisti verdi (Gpp, Green Public Procurment, si intende l’introduzione di criteri ambientali nelle politiche di acquisto di beni e servizi da parte dell’ente pubblico caratterizzati da una minore pericolosità per la salute umana e l’ambiente) nella pubblica amministrazione, cioè come gli enti locali possano introdurre dei requisiti ecologici nelle forniture dei beni e dei servizi al momento dell’acquisto. E’ un passaggio indispensabile, per una pubblica amministrazione che non si limiti a predicare bene ma intenda realmente modificare i propri comportamenti tenendo conto delle implicazioni ambientali e sociali riducendo la propria “impronta ecologica” attraverso l’acquisto di arredi, lampade, computer, fotocopiatrici, tessuti per divise, mezzi di trasporto, materiali da costruzione, carta, ecc.

Il passaggio successivo riguarda la gestione dei rifiuti, con l’introduzione del sistema porta a porta per spingere la raccolta differenziata oltre il 70% con l’eliminazione dei cassonetti stradali e il passaggio da tassa a tariffa con forme di riconoscimento e premio per i cittadini più virtuosi. Parallelamente al sistema di raccolta, smaltimento e riciclaggio dei rifiuti è però necessario intervenire affinché la produzione di rifiuti pro-capite di un territorio diminuisca di anno in anno, al contrario di quanto accade mediamente oggi in gran parte dei comuni italiani. Una seria politica dei rifiuti passa attraverso percorsi concreti di autoproduzione, riutilizzo e riuso, secondo esperienze consolidate che dimostrano l’efficacia di certe scelte.

L’altro grosso capitolo riguarda la mobilità di un territorio, strettamente connesso alla gestione dello stesso per quanto concerne l’ubicazione dei servizi e delle strutture pubbliche, la gestione e distrubuzione delle merci, l’esistenza di un trasporto pubblico efficiente affiancato a nuove progettualità in corso di realizzazione in varie parti d’Italia: dal car-sharing agli autobus a chiamata, dal taxi collettivo al potenziamento dei percorsi ciclo-pedonali, dall’introduzione del mobility manager al coordinamento degli orari di ingresso e di uscita da e per il posto di lavoro, dall’istituzione di percorsi casa-scuola a piedi ai parcheggi scambiatori, ecc.

Fatti questi passaggi, risulta fondamentale incentivare i cittadini all’introduzione di nuovi stili di vita che consentano il risparmio di risorse, di energia, la riduzione dei rifiuti e degli inquinamenti, consentendo contemporaneamente anche un risparmio economico ed un miglioramento della qualità della vita.

Impronta ecologica della “macchina comunale”, gestione del territorio responsabile, introduzione di nuovi stili di vita nella comunità. Penso siano questi i punti irrinunciabili di un ipotetico programma per un amministratore che in campagna elettorale si dichiari vicino alla descrescita. Purché tutti questi progetti non diventino una scusa dietro cui nascondere politiche energivore. Mi spiego: la raccolta differenziata ha un senso solo se alla fine dell’anno sono riuscito a convincere i cittadini a produrre meno rifiuti; i pannelli solari servono se prima ho reso efficiente da un punto di vista energetico l’edificio sul cui tetto ho deciso di installare il pannello; la carta riciclata negli uffici è ottima ma non ha alcun senso se poi non si usa il fronte retro e si sprecano una montagna di fogli per niente; il nuovo quartiere impostato secondo i criteri della bioedilizia sta in piedi se prima ho verificato la necessità di costruirlo, il quartiere.

Centinaia di amministratori locali stanno, di fatto, costruendo quelli che potremmo chiamare, con un po’ di fantasia, i Municipi della Decrescita Felice.

Esperienze sul campo, fatte insieme alle famiglie, tra la gente. Un modo concreto per incentivare i cittadini all’adozione di nuovi stili di vita, improntati alla sobrietà e alla decrescita, capaci di trasformare la sensibilità antispreco del singolo da sensazione di inadeguatezza a occasione di impegno.