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Coldiretti e slowfood difendono l'etichetta

di redazionale - 29/03/2007

Giornata nazionale dell'olio italiano
Un appello e una raccolta firme per proteggere i prodotti alimentari senza etichetta: olio d'oliva, carne di maiale e di agnello, vino da tavola, frutta e verdura. La battaglia a difesa della legge 204 del 2004 / LINK: SlowFood / Coldiretti
Un appello e una raccolta di firme per difendere l'etichette d'origine sui prodotti alimentari che ancora non ce l'hanno come olio d'oliva, carne di maiale e di agnello ma anche vino da tavola, frutta e verdura trasformata. Riparte la battaglia di Coldiretti e di Slow Food a difesa della legge 204 del 2004, legge nata da un iniziativa popolare sostenuta da un milione e mezzo di firme che ottenne un voto compatto dal Parlamento e poi di recente emendata dal disegno di legge Comunitaria 2007 per timori di procedute d'infrazione da parte dell'Ue. L'appello, presentato oggi, è rivolto ai parlamentari italiani che nei prossimi mesi dovranno votare la Comunitaria 2007 e potranno quindi ripristinare le norme sull'etichetta.

«La legge 204/04 – ha detto il presidente di Coldiretti Sergio Marini – ha stabilito una fondamentale regola in materia di etichettatura dei prodotti agro-alimentari, inserendo l'obbligo di indicare l'origine geografica. Una buona legge, a tutela dei cittadini-consumatori e a beneficio degli stessi imprenditori agricoli». «Il disegno di legge comunitaria 2007 – ha spiegato Roberto Burdese presidente di Slow Food – prevede l'abrogazione di alcuni articoli che impongono l'apposizione della dicitura “italiano” sulle etichette dell'olio, della pasta, delle bevande, delle carni bianche e di altri prodotti tipici dell'agro-alimentare del nostro Paese: una minaccia gravissima per la qualità e la diversità della nostra alimentazione e della tanto evocata dieta mediterranea».

«Questa campagna parte dall'Italia – ha aggiunto Burdese – e si rivolge in primo luogo al nostro Parlamento, ma si propone chiaramente di raggiungere il Parlamento europeo. Non è pensabile che dal legislatore arrivino provvedimenti che favoriscono la disinformazione e la confusione. Quando si affronta il tema cibo non si può trascurare il suo impatto complessivo: culturale, sociale, economico e ambientale».