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Carote che viaggiano troppo. il problema del "chilometraggio" del cibo. Biologico? Si, ma locale

di redazionale - 02/04/2007

     

 

cn0704cop_per_internet2Milano, lo scorso febbraio. Sto facendo la spesa del sabato in un noto supermercato (italiano). Cerco le carote biologiche, le trovo, faccio caso alla provenienza geografica: Danimarca. Non le prendo. Niente contro i Danesi, per carità: solo preferisco comprare italiano. Non foss’altro per questioni energetiche, vorrei carote che siano state portate in giro per qualche chilometro in meno. Dopo qualche giorno, eccomi in un altro grande supermercato (sempre italiano). Qui le carote biologiche non sono danesi: sono israeliane, come il prezzemolo bio e altri ortaggi. Incomincio a pensare che, in Italia, le carote bio non siano reperibili in febbraio, anche se mi sembra strano (crescono in inverno in Danimarca e non nel nostro Sud?). Rinuncio un’altra volta, e opto, a malincuore, per una confezione di carote da agricoltura integrata: saranno state trattate, si spera poco, ma sono italiane.

La settimana dopo sono in Germania, a Norimberga, per il Biofach, la grande fiera mondiale del biologico. La sera faccio un giro in centro, entro in un negozio bio per comprare del buon pane nero e che cosa vedo? Indovinato: carote biologiche italiane. Nella rubrica InformaBio, Franco Travaglini ci racconta che in Inghilterra Soil Association, marchio storico del biologico, ha deciso di non far apporre più il suo “bollino” sulle confezioni dei prodotti importati con viaggi aerei, proprio per esprimere contrarietà all’eccessivo consumo di energia necessario per questo genere di trasporto. Alla Soil Association pensano che un prodotto biologico debba essere ambientalmente sostenibile, non solo prodotto senza pesticidi. Certo, la coltivazione biologica porta, in genere, a un considerevole risparmio energetico: sarebbe bello mantenerlo e rafforzarlo evitando inutili viaggi di carote & C. in giro per il mondo.

A questo proposito, la buona notizia è che si moltiplicano, in Italia, le occasioni per acquistare biologico fresco e “vicino”, in mercati locali, mensili o settimanali. Così come crescono i gruppi di acquisto solidale, che comprano all’ingrosso dai produttori della zona.

Cucina Naturale, 26 marzo 2007