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Quando i Talebani mangiavano i comunisti

di Massimo Fini - 02/04/2007

Parlando all'università di Firenze Massimo D'Alema, per chiudere la bocca ai 'collettivi rossi' che ne contestavano l'interventismo in Afghanistan, ha affermato: "Abbiamo a sinistra dei giovani...che guardano ai Talebani come fossero un movimento antimperialista. Una delle iniziative che i Talebani presero quando erano al potere fu quella di squartare i comunisti".
Una volta erano i comunisti ad essere accusati di 'mangiare i bambini', adesso sono i comunisti, o ex, a propalare leggende similari nei confronti dei loro avversari.

I Talebani non squartavano i comunisti. Li impiccavano. E con delle buone ragioni. Perchè durante i di eci anni di occupazione sovietica, mentre tutto il popolo afgano si batteva, con formidabile coraggio contro l'Armata Rossa, i comunisti di quel Paese, non molti per la verità, sostenevano gli invasori. Quando nel novembre del 1996 il mullah Omar entrò a Kabul alla testa delle sue truppe, il primo provvedi mento che prese fu di far impiccare l'ex presidente Najibullah che era stato il Quisling dei sovietici così come oggi Karzai lo è degli occidentali. E, dopo processi, sia pur sommari, furono impiccati gli altri collaborazionisti comunisti.

Alla fine della seconda guerra mondiale i comunisti fecero di peggio. Assassinarono, senza l'ombra di un processo, nemmeno sommario, decine di migliaia di 'fascisti' o presunti tali, mentre la Resistenza si coprì di vergogna facendo sfilare nude per le strade, e con i capelli rasati a zero, ragazze che erano andate a letto con i tedeschi. A Kabul scene ripugnanti e sadiche di questo genere, con i Talebani al potere, non si sono mai viste.

Ma la frase di D'Alema segnala anche un equivoco che è retaggio dei tempi passati ma il cui peso ci portiamo ancora addosso oggi. Durante tutta l'epoca della guerra fredda è esistito, a sinistra, un pacifismo e antimperialimo a senso unico. Si era pacifisti solo contro le guerre americane mentre si sorvolava su quelle sovietiche. Si contestava l'imperialismo americano di menticando che anche l'Urss era un Impero. Così è rimasta in piedi l'equazione pacifismo e antimperialismo = essere di sinistra, molto usata dalla destra contro chiunque si opponga alla guerra all'Afghanistan. Ma la situazione è totalmente cambiata. Oggi si può essere contro questa guerra senza essere nè comunisti, nè antiamericani e nemmeno pacifisti, ma semplicemente perchè la si considera una guerra di occupazione proterva come lo fu quella sovietica.

Anche considerare i Talebani degli 'antimperialisti' e degli antioccidentali, come fanno i 'collettivi rossi', significa ancora una volta applicare i nostri schemi a una realtà del tutto di versa. I Talebani non hanno il nostro concetto di antimperialismo. E, in partenza, non erano nemmeno antioccidentali e antiamericani (ma non sono nemmeno stati finanziati dagli Usa in funzione antisovietica come di cono molti a sinistra, per la semplice ragione che si sono affermati dopo la sconfitta dell'Urss - li si confonde con Bin Laden che è tutta un'altra storia). Si interessavano solo del loro Paese dove, sulla scia delle idee khomeiniste, volevano sperimentare una sorta di 'terza via', uno sviluppo compatibile con la cultura islamica. Più volte cercarono di avviare rapporti normali con gli Stati uniti, rapporti che si incrinarono quando il mullah Omar decise di non affidare la costruzione del colossale oleodotto che dal Turkmenistan avrebbe raggiunto il Pakistan e quindi il mare, passando per la maggior parte in territorio afgano, non alla Unocal americana, cui era interessata mezza amministrazione Bush, ma all'argentina Bridas di retta dall'italiano Carlo Bulgheroni.

La loro lotta oggi non ha nulla di antimperialista, nel senso marxista e occidentale del termine, è una lotta di liberazione dall'occupante straniero, come fu quella contro gli inglesi e contro i sovietici. E se, en passant, 'si mangiano' qualche comunista non fan che bene, perchè Marx è nato a Treviri non a Kabul.